Eitan: finite le udienze, sentenza entro 2 settimane

Shmuel Peleg, il nonno di Eitan Biran abbraccia un familiare fuori dal tribunale di familia di Tel Aviv. (ANSA/AFP/ Ahmad GHARABLI )

TEL AVIV.  – Le udienze a porte chiuse al Tribunale della Famiglia di Tel Aviv sono terminate. Ora la parola passa alla giudice Iris Itolovich Segal che dovrà decidere se Eitan, il piccolo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, deve tornare in Italia in base alla Convezione dell’Aja sulla sottrazione dei minori.

La sentenza potrà essere emessa tuttavia solo dopo che i legali delle parti avranno consegnato alla giudice le loro memorie conclusive. E questo – secondo fonti informate del dossier – avverrà giovedì prossimo.

Una volta esaurito questo passaggio, la giudice – con 2 settimane a sua disposizione – informerà della  sentenza l’Autorità centrale israeliana, incaricata nel Paese della gestione della Convenzione. Questa Autorità – che dialoga con la sua omonima italiana – a sua volta informerà i legali di entrambe le parti del verdetto emesso dalla giudice.

Decisione che sembra non poter prescindere dalla Convezione stessa, cornice giuridica entro la quale Aya Biran Nirko – zia paterna del bambino e  affidataria della sua tutela – si è rivolta al Tribunale di Tel Aviv contro Shmuel Peleg, nonno materno che ha portato in Israele senza consenso Eitan e che a Pavia è indagato per sequestro di persona.

La sentenza della giudice può essere appellata da entrambe le parti e questo complica i tempi di un possibile rientro di Eitan in Italia se il verdetto fosse favorevole ad Aya Biran Nirko.

Secondo fonti legali, il bambino non potrebbe rientrare in Italia “immediatamente” – come richiesto dalla zia – se fosse presentato un ricorso avverso la sentenza.

Va ricordato che nella udienza preliminare del 23 settembre una “intesa temporanea” fra le due famiglie – favorita dalla stessa giudice – ha previsto che Eitan nella sua routine quotidiana sia seguito in alternanza di 3 giorni sia dalla zia Aya sia dal nonno Shmuel. E questo – anche se non c’è conferma ufficiale – potrebbe continuare nel caso appunto che un ricorsoallunghi i tempi.

Tutte e 3 le udienze – quella della notta scorsa è durata oltre 12 ore – si sono incardinate sulla verifica se il caso rientri in quelli normati dalla Convezione per la sottrazione dei minori.

La sfilata dei testimoni – alcuni anche da remoto – convocati dalle parti ha riempito i tre dibattimenti che hanno avuto anche momenti di contrasto tra le parti. Ascoltato pure un esperto di diritto italiano, convocato dalla famiglia Biran.

Una delle strategie dei legali di Peleg – come si evince dalle dichiarazioni dello stesso nonno o della sua ex moglie Esther Cohen Peleg (che non è stata ammessa in aula) – si è basata sulla contestazione dell’affidamento di Eitan in Italia e sulla residenza abituale del bambino, se nei pressi di Pavia o in Israele. Da parte opposta, nel caso in questione, ci si è appellati alla decisione dei magistrati italiani e alla vita di Eitan in Italia.

(di Massimo Lomonaco/ANSA).