Il caso Polonia spacca l’Ue, domani vertice dei leader

L'Europarlamento.

BRUXELLES. – Il caso Polonia spacca l’Unione europea e le sue istituzioni, con l’Eurocamera che ora è pronta ad andare avanti con una causa contro la Commissione per la mancata azione nei confronti di Varsavia sul rispetto dello stato di diritto. E Bruxelles, ostaggio dei paletti di Parlamento e Consiglio, medita l’invio di lettere-ultimatum ai governi sovranisti di Mateusz Morawiecki e Viktor Orban.

Una mossa per guadagnare tempo, prima di passare all’artiglieria pesante delle notifiche formali vere e proprie, con il via alla procedura della condizionalità che lega l’erogazione dei fondi Ue allo stato di diritto, e che comunque richiederà dagli otto ai nove mesi di gestazione prima di entrare in vigore in tutta la sua efficacia.

É in questo contesto di pozzi avvelenati e di tutti contro tutti che domani al vertice dei leader Ue si annuncia l’ennesimo showdown, col polacco Morawiecki che darà il cambio sul banco degli imputati all’alleato Orban (protagonista, o meglio antagonista al summit di giugno per la legge anti-Lgbti).

“Non ci sarà escalation”, promettono dal campo olandese. Ma di certo Mark Rutte guiderà il fronte degli intransigenti. La dichiarazione del Benelux per bocca della ministra degli Esteri belga Sophie Wilmes con cui si chiede di andare avanti col “regolamento sulla condizionalità dello stato di diritto il prima possibile, e di prendere seriamente in considerazione misure aggiuntive”, ben descrive il mood.

Nel gruppo anche i leader di Svezia e Finlandia, tendenzialmente poco avvezzi ai compromessi sul Rule of law. Ma ci sarà anche chi, come Angela Merkel, al suo ultimo vertice – il 107mo della sua lunga carriera – con Emmanuel Macron, cercherà di incoraggiare il dialogo. Nelle vesti di mediatori anche Mario Draghi e lo spagnolo Pedro Sanchez.

La soluzione dovrà comunque arrivare dalla Polonia, che con la sentenza della sua Consulta sull’incompatibilità dei Trattati Ue con la legge nazionale ha aperto questo scontro totale. La discussione, pur rientrata nella lettera di invito del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, comunque non avrà conclusioni formali ma servirà da orientamento per Ursula von der Leyen, che domani prenderà la parola.

Nelle stesse ore del vertice, nell’emiciclo di Strasburgo, gli eurodeputati voteranno intanto una risoluzione con cui chiedono il congelamento del Piano nazionale del Recovery polacco “fino a quando il governo di Varsavia non darà piena attuazione alle sentenze della Corte di Giustizia Ue sull’indipendenza dei giudici” ed “al rispetto delle raccomandazioni specifiche per Paese”.

La pressione è massima. Il presidente David Sassoli, che ancora in convalescenza domani non parteciperà al vertice, ha già chiesto al servizio giuridico del Parlamento europeo di intentare una causa contro la Commissione per la mancata applicazione del regolamento sulla condizionalità dello stato di diritto.

Ma se Bruxelles adotterà le misure necessarie contro la Polonia, l’Eurocamera è pronta a ritirare la procedura. D’altra parte l’Esecutivo comunitario si trova alle prese con un rompicapo. É ostaggio dei paletti del Parlamento e del Consiglio europeo. L’Eurocamera ha fissato nel 2 novembre la data limite per l’azione della Commissione contro Varsavia, pena essere trascinata di fronte ai togati del Lussemburgo.

Ma secondo gli accordi presi col Consiglio, von der Leyen si è impegnata ad aspettare la sentenza della Corte Ue sul ricorso di Polonia e Ungheria sulla validità del meccanismo di condizionalità, prima di attivarlo. Una decisione che potrebbe tardare almeno fino a dicembre. Solo un gioco di prestigio, come mun ultimatum, può aiutarla ad uscire dall’angolo.

(di Patrizia Antonini/ANSA).

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