Draghi: “L’Italia tra i primi in Ue sui vaccini”

Palazzo Madama, 20/10/2021 - Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha reso al Senato della Repubblica le Comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre.
Palazzo Madama, 20/10/2021 - Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha reso al Senato della Repubblica le Comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre. (Ufficio Stampa Presidenza del Consiglio)

BRUXELLES. – “In Italia la campagna procede più spedita della media Ue: ad oggi l’86% sopra i 12 anni ha almeno una dose e l’81% è completamente vaccinato. Di questo voglio ringraziare i medici, gli infermieri, e tutti i cittadini che hanno scelto di vaccinarsi, in particolare i giovani e giovanissimi. E chi ha deciso di farlo nelle scorse settimane dopo aver superato le proprie esitazioni”.

Il premier Mario Draghi si avvia al primo Consiglio europeo dopo la pausa estiva mettendo sul tavolo l’eccellenza italiana nella campagna di immunizzazione. Una campagna che, è il mantra del capo del governo sin dall’insediamento a Palazzo Chigi, è anche la base per la ripartenza economica.

Il presidente del Consiglio si siede ad una riunione dove il tema Covid, e soprattutto quello di un maggior coordinamento europeo, è all’ordine del giorno. Ma sul tavolo del vertice allo Justus Lipsius ci sono altri due piatti caldi: la ricerca di una risposta comune, anche volontaria, alla crisi dei prezzi energetici e il dossier migranti.

Il dossier Covid è tra gli argomenti che i leader Ue sono chiamati ad affrontare nel pomeriggio di giovedì. Tra le cancellerie, spiega una fonte europea, non c’è preoccupazione ma attenzione rispetto alla risalita dei casi che si registra – oltre che in Gran Bretagna – in Paesi membri come Lettonia o Romania.

Quello che sta succedendo “ci insegna che non usciremo da questa situazione in un istante, che serve gradualità”, osserva Draghi, per il quale la chiave resta la capillarità della campagna vaccinale. Ed un ancora maggior coordinamento a livello europeo. “Dobbiamo evitare il ripetersi dei pericolosi episodi di protezionismo sanitario a cui abbiamo assistito nei primi mesi della pandemia”, ha sottolineato il premier nelle comunicazioni pre-Consiglio in Parlamento.

Quello di giovedì e venerdì sarà anche l’ultimo consiglio di Angela Merkel. E al di là del caso Polonia, destinato a essere centrale nel summit di Bruxelles, saranno i dossier energetici e quello sulle migrazioni i terreni potenzialmente minati per i leader Ue.

Sul primo fronte i Paesi si siederanno al tavolo partendo, come spiega una fonte qualificata bruxellese, da “sensibilità diverse”. Francia e Spagna spingono per il cosiddetto ‘decoupling’, il disaccoppiamento dei prezzi dell’elettricità da quelli del gas. La Spagna – e non solo – considera che sul boom dei prezzi abbiano influito movimenti speculatori nel mercato degli Ets, legato alle emissioni di Co2. Draghi alle Camere ha ribadito l’impegno del governo per il contenimento delle bollette spiegando, tuttavia, di avere “buone ragioni per pensare che l’aumento del gas sia temporaneo”.

L’unico obiettivo alla portata sembra quello di arrivare a forme volontarie di stoccaggio comune, sulla base dell’orientamento della commissione. Ma anche su questo fronte c’è la variabile Varsavia, pronta a presentare un non paper in cui si mette nel mirino il pacchetto climatico Fit for 55. “Dovremmo analizzare nel dettaglio tutti gli elementi del pacchetto che possono avere un impatto negativo sul prezzo dell’energia e considerare la loro revisione o rinvio”, recita il documento.

Trovare una quadra, insomma, è difficile. E lo è anche sui migranti, sebbene il nodo dei ricollocamenti non sia neppure all’ordine del giorno. Alla riunione ci si concentrerà ancora sulla dimensione esterna, unico terreno dove è possibile trovare una qualche convergenza. Con i Paesi Med pronti a rilanciare sul parco di risorse che Bruxelles dovrà destinare, nell’ambito dei piani di azioni elaborati in estate, a tematiche come gli accordi di riammissione con i Paesi di origine, i controlli o piani di sviluppo ad hoc negli Stati africani.

“È essenziale che già a questo Consiglio la Commissione presenti piani chiari, adeguatamente finanziati”, ha sottolineato Draghi, rilanciando l’opportunità della creazione di corridoi umanitari. Il focus italiano è sempre su Libia e Tunisia, ma non solo. “Nel 2021 gli sbarchi sono raddoppiati e i morti sono 1.100”, è l’allarme lanciato dal premier.

Ma il tema resta divisivo. Olanda, Francia e Belgio potrebbero mettere sul tavolo le loro preoccupazioni sui movimenti secondari, cosa che porterebbe l’Italia a rilanciare il grande nodo del bilanciamento tra responsabilità e solidarietà sui movimenti primari. Il rischio è che si torni alla solita impasse. Ma all’orizzonte si profila una proposta ad hoc della Francia per la revisione del Patto di Migrazione e Asilo: da mettere in campo con il semestre di presidenza, poco prima delle presidenziali di primavera.

(di Michele Esposito/ANSA)