Orrore pallavolista uccisa, Sylla: “Il mondo ha fallito”

Nel cerchio: Mahjabin Hakimi, 18 anni, pallavolista della nazionale juniores afgana uccisa dai talebani, Immagine pubblicata sul profilo Twitter di Sima Noori, TWITTER

ROMA.  – Un minuto di silenzio in memoria di Mahjabin Hakimi, 18 anni, pallavolista della nazionale juniores afgana uccisa dai talebani, sarà osservato su tutti i campi della pallavolo italiana nel fine settimana, dalla massima serie ai tornei regionali e territoriali.

La notizia dell’esecuzione della ragazza, risalente alla prima metà di agosto, ha riportato alla ribalta la tragedia che l’Afghanistan, ed in particolare la sua popolazione femminile, sta vivendo dal ritorno al potere dei talebani.

La fine della ragazza, agente di polizia – che secondo l’edizione in lingua farsi del quotidiano britannico The Indipendent sarebbe morta decapitata – ha choccato tutti. Myriam Sylla, capitano dell’Italvolley femminile campione d’Europa, in un messaggio video ha parlato chiaramente: “Il mondo intero ha fallito, deve sentirsi in colpa e in lutto per la morte di Mahjabin Hakimi. Poteva essere mia sorella, potevo essere io”, ha detto l’azzurra, dando voce al dolore non solo dello sport italiana. “Riguarda tutti, non sole me in quanto donne, pallavolista, capitana”.

La colpa della giovane pallavolista afgana – ora nuovo simbolo di un clima di terrore a Kabul –  sarebbe stata quella di voler continuare a giocare a viso scoperto, ma è possibile che il lavoro “abbia contribuito a segnarne la sorte” dice Mauro Berruto, responsabile sport del PD ed ex ct dell’Italia maschile di pallavolo. Per ricordare Hakimi Berruto ha scritto un tweet, nel quale sollecita “corridoi umanitari, che non significa trattare con i talebani, per offrire una via di fuga protetta dai militari ONU agli afghani che riescono a raggiungere con i propri mezzi i confini di Iran, Pakistan, Tajikistan”.

Per fare un po’ di chiarezza sulle notizie frammentarie, la fonte più diretta disponibile è proprio Berruto, che dal 27 agosto (“sono certo della data perché era il giorno dopo l’attentato all’aeroporto di Kabul”) è in contatto con una compagna di squadra – poi giunta sana e salva in Italia dopo un viaggio rocambolesco – che per prima gli aveva descritto l’assassinio di Mahjubin Hakimi.

“Subito dopo aver letto la notizia, l’ho chiamata e lei mi ha confermato che si trattava della ragazza uccisa dai talebani – racconta Berruto – Le smentite? Non sono lì, ma mi fido assolutamente di quello che mi ha raccontato. Ho il telefono pieno di fotografie che descrivono storie altrettanto terribili. É certo che l’omicidio sia avvenuto nella prima metà di agosto, non a fine settembre-inizio ottobre. Non è invece confermata la circostanza della decapitazione, ma questo cambia poco”.

Intanto prosegue la fuga dall’Afghanistan degli sportivi e di chi lavorava nelle federazioni. Ad operazione felicemente conclusa, la FIFA ha annunciato l’evacuazione verso il Qatar di 57 persone, per lo più donne e bambini, atterrate in sicurezza a Doha ieri. Si tratta di rifugiati legati al calcio ed al basket femminile.

Il 14 ottobre FIFA e Qatar avevano evacuato con successo quasi 100 membri della Federcalcio afghana, comprese le giocatrici. “Chiedo a tutti i nostri amici nei governi en ella comunità calcistica di tutto il mondo – ha scritto il presidente Gianni Infantino – di aiutarci a ottenere permessi di soggiorno e visti per gli sfollati in modo che possano iniziare una nuova vita in circostanze sicure e protette”. (ANSA).

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