Il nuovo ambasciatore Usa: “Cina prepotente e aggressiva”

L'ex ambasciatore Usa nella NATO Nicholas Burns durante una riunione al Congresso. / AFP/ SAUL LOEB

WASHINGTON.  – “La Cina è una potenza aggressiva e prepotente”, le sue politiche espansionistiche e repressive “devono cessare”. Si presenta così Nicholas Burns, il diplomatico scelto dal presidente americano Joe Biden per il delicatissimo ruolo di ambasciatore Usa a Pechino.

Il suo, davanti alla commissione esteri del Senato chiamata a confermare la nomina, è un duro atto di accusa per le mire del gigante asiatico verso Taiwan e il mar del Sud della Cina e per la repressione delle minoranze e delle libertà in atto nello Xinjiang, in Tibet o ad Hong Kong.

Burns, 65 anni, un passato pieno di incarichi nelle amministrazioni sia democratiche che repubblicane, non ha usato giri di parole per sottolineare come la Cina rappresenti oggi il pericolo numero uno per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ribadendo la linea più volte espressa dalla Casa Bianca di Biden. E il suo approccio, in questo caso poco diplomatico, non è piaciuto a Pechino, che ha respinto con forza le accuse: “Burns? La sua è una mentalità da Guerra Fredda, nessuna forza straniera deve interferire con gli affari interni della Cina”, l’avvertimento.

Torna dunque alta la tensione tra le due superpotenze, testimoniata anche dalla probabile assenza di Xi Jinping al prossimo summit dei leader del G20 a Roma. “Non possiamo assolutamente fidarci del governo cinese”, ha affermato Burns, sottolineando come “la nostra priorità deve essere innanzitutto rendere Taiwan un osso sempre più duro nei confronti di Pechino”.

Grande infatti è la preoccupazione per le recenti affermazioni di Xi Jinping secondo cui Taiwan sarà riunificata alla Cina e nessuno – ha aggiunto minacciosamente – dovrà ostacolare questa riunificazione nazionale. Burns ha anche parlato delle sempre più frequenti incursioni dei caccia cinesi nella zona aerea di Taiwan, definendole “particularmente pericolose”.

Il diplomatico ha poi accusato il governo di Pechino di comportamenti “aggressivi” verso l’India lungo il confine himalayano e verso il Vietnam, le Filippine, il Giappone ed altri Paesi del sudest asiatico. Non solo: “Pechino – ha detto Burns – ha lanciato una campagna di intimidazione contro l’Australia e, più recentemente, anche contro la Lituania”.

Intanto la Cina ha lanciato un chiaro messaggio anche al Vecchio Continente, condannando la risoluzione del Parlamento europeo che punta a rafforzare i legami con Taiwan e sottolineando come non tollererà più atti che violano la propia sovranità: “Non sottovalutate la nostra determinazione”, l’avvertimento del portavoce del ministero degli Esteri ciñese Wang Wenbin.

(di Ugo Caltagirone)/ANSA).

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