Presidente Mattarella: “Italiani all’estero, un valore inestimabile”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di consegna delle insegne di Cavaliere dell'Ordine al Merito del Lavoro ai Cavalieri del Lavoro nominati il 2 giugno 2020 e 2021
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ROMA. – Gli italiani all’estero sono 5,6 milioni per quanto riguarda i soli iscritti all’Aire, l’anagrafe dei residenti fuori dai confini nazionali. Ma sono molti di più se si considera che chi espatria per un periodo, di studio o lavoro, spesso non ufficializza la sua posizione.

E neanche la pandemia ha fermato questo esodo che ha visto in sedici anni aumentare i migranti dall’Italia dell’82%. Nell’anno del Covid le partenze sono rallentate ma comunque in 109.528 hanno lasciato il Paese. Se a questi si aggiungono i nuovi nati da residenti oltreconfine, gli italiani all’estero registrano un aumento del 3%.

Aumentano le donne, i giovani, le famiglie e non è solo il fenomeno dei ‘cervelli in fuga’. Molti cercano un lavoro o delle condizioni di vita che l’Italia non è riuscita a garantire. E’ la fotografica che emerge dal ‘Rapporto Italiani nel Mondo’ di Migrantes, l’ente della Cei che con le sue missioni cattoliche sparse nel mondo è da sempre vicino ai connazionali che vivono all’estero.

“La portata umana, culturale e professionale di questa presenza è di valore inestimabile – ha sottolineato il Capo dello Stato Sergio Mattarella in un messaggio a Migrantes parlando appunto degli italiani all’estero – nell’ambito di quel soft-power che consente di collocare il nostre Paese tra quelli il cui modello di vita gode di maggior attrazione e considerazione”.

Se all’estero vivono circa 5 milioni di italiani, più o meno pari è il numero di immigrati che vivono in Italia. Eppure “si fatica a condividere. Si preferisce distinguere tra ‘noi’ e ‘gli altri’, più che di parlare solo di noi, in termini di diritti, opportunità, cittadinanza”, sottolineano mons. Gian Carlo Perego e don Giovanni De Robertis, presidente e direttore della Fondazione Migrantes.

E allora serve un cambio culturale che guardi alla mobilità umana con occhi differenti. Per il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, “la Chiesa in Italia ha in questo momento una priorità che è allo stesso tempo una preoccupazione pastorale: le nuove emigrazioni giovanili”.

Tra loro ci sono molti studenti che hanno sfidato la paura della pandemia. E a proposito del Covid, Russo confida che si possa vivere un Natale sereno: “Pensiamo e speriamo di no – risponde a chi gli chiede se la Cei tema restrizioni -. Guardiamo con fiducia a questo Natale, che sia un momento bello in cui le persone possano relazionarsi positivamente tra loro. Il vaccino in questo momento, dal punto di vista della salute, è l’elemento più importante che aiuta a far sì che tutti possano convivere – conclude mons. Russo – nel miglior modo possibile”.

(di Manuela Tulli/ANSA)