Clima: da Glasgow a Sharm la roadmap per Cop27

Il palco della Conferenza Onu sul clima Cop26. (ANSA)
Il palco della Conferenza Onu sul clima Cop26. Archivio. (ANSA)

ROMA.  – La data è già fissata: la Cop 27  prenderà il via il 7 novembre 2022 a Sharm El Sheik e a quell’appuntamento sarà necessario arrivare con contenuti che possano rendano più tangibili gli impegni, comunque importante presi a Glasgow.

E se il ministro per la  Transizione ecologica, Roberto Cingolani, si interroga sulla validità di una formula come quella delle Cop che tenta di mettere insieme gli interessi di quasi 200 paesi restano  meno di 360 giorni per mettere a punto le strategie necessarie a centrare gli obiettivi, primo tra tutti il target di un innalzamento della temperatura da contenere entro 1,5 gradi ribadito in Scozia.

– LE EMISSIONI:  A Cop 27 infatti dovranno essere riviste le promesse di riduzione di C02 di ogni Paese, perchè  gli attuali livelli non portano a raggiungere quegli obiettivi e da qui al 2002 i Paesi dovranno mettere a punto  nuovi piani di riduzione.

Di fatto il lavoro per fare i compiti a casa  quindi è già cominciato. Italia (ed Europa) in questo ambito sono un po’ più virtuosi di altri con un obiettivo di taglio delle emissioni del 55% al 2030 mentre a livello mondiale il target è del 45% .

“La questione è che bisogna cominciare subito con le azioni, non si può andare all’appuntamento del 2022 solo con una wishlist, bisogna che ognuno ci arrivi dicendo “io ho fatto questo”, Italia compresa”, spiega GianMaria Sannino, climatólogo dell’Enea.

“Certo, in questo momento gli occhi sono puntati su chi emette di più. Se infatti l’Italia ( e molti altri Paesi) hanno già delle date fissate per lo stop alle centrali a carbone (al 2025 per quanto ci riguarda), il consumo di carbone è quasi raddoppiato negli ultimi dieci anni in India che punta alla neutralità dal carbonio nel 2070; la Cina nel 2060, a fronte della scadenza del 2050 per gli altri Paesi.

Numeri che fanno immaginare quanto sarà complessa la strada per Sharm  che dovrà però comunque tenere conto della necessità di “seguire socialment  la transizione senza fare vittime” come ha ribadito commentando i  risultati di Glasgow il ministro Cingolani.

– GLI AIUTI AI PAESI PIÚ POVERI La questione finanziaria è l’altro grande nodo da sciogliere in vista del 2022. Sulla questione del fondo per il risarcimento delle perdite e dei danni sono previsti per ora solo 4 appuntamenti ‘dialoghi’ da qui al 2023 (con un orizzonte che quindi va oltre Sharm)  ma c’è il punto dei  600 miliardi di dollari (100 all’anno  tra 2020 e 2025)  da dare ai Paesi più bisognosi.

” A Glasgow  l’obiettivo  è stato rafforzato è stato rafforzato e si cerca di raggiungere la cifra che era già stata promessa a Copenaghen – spiega Mauro Albrizio responsabile europeo di Legambiente.  A pagare il conto dovranno essere i 23 Paesi più industrializzati dell’Ocse , ma spiega Albrizio,  “al 2020 la cifra  è di 80 miliardi, si arriverà a quota 100 mld (117 di dollari) nel 2023 e quindi sarà necessario accelerare subito per centrare gli obiettivi”; ben pochi Paesi finora sono i regola coi conti: “solo Germania, Norvegia e Svezia finora ha dato più del dovuto”, “da qui a Sharm i Paesi dovranno quindi mettere quello che manca”.

– LE TAPPE: Dal punto di vista formale, le tappe della roadmap sono perlopiù ancora  da fissare: il calendario non è ancora uscito nè è stato concordato e dovrà essere definito dal segretariato dell’Unfcc (lo United Nations Framework Convention on Climate Change).

Due appuntamenti però sono certi: la sessione preparatoria che si terrà a Bonn tra il 6 e il 16 di giugno e poi sicuramente la Pre Cop ai primi di ottobre. A proposito di tappe però, da Glasgow arriva anche un’importante novità con l’incarico affidato al Subsidiary Body for Implementation (Sbi)e quindi ad un unico organismo di  presentare un programma di lavoro per la riduzione delle emissioni con una prima bozza che vedrà già la luce alla sessione preparatoria di Bonn”.

La presidenza egiziana inoltre potrebbe convocare verso luglio una ministeriale informale. A tessere la tela nel frattempo tutti gli incontri bilaterali che verranno concordati tra i  vari Paesi.

Sui nuovi obiettivi di finanza climatica fissati al 2024 infine, due step prima dell’appuntamento egiziano  con la bozza di Glasgow ha invitato tutti gli aderenti all’accordo di Parigi a presentare i loro punti di vista nel febbraio e agosto 2022.

(di Monica Paternesi/ANSA).

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