Sciopero taxi: auto bianche ferme in tutta Italia

Una manifestazione di tassisti, in un immagine d'archivio. (ANSA)

ROMA.  – La prima vittoria dei sindacati è quella di aver messo d’accordo, dopo quasi dieci anni, la jungla delle organizzazioni per proclamare lo sciopero nazionale dei taxi. La seconda è quella di essere riusciti a portare in una Roma assolata 10mila tassisti da tutta Italia.

Manca la terza, la più importante ma con un riscontro meno immediato: lo stralcio dell’articolo 8 del Ddl Concorrenza colpevole, secondo la categoria dei tassisti, di “deregolamentare ulteriormente il settore a favore di multinazionali” causando “‘l’uberizzazione’ del lavoro di tutti e la consegna alla precarietà non solo dei tassisti ma anche degli stessi noleggiatori trasformandoli in rider del volante”.

A Roma sono arrivati i conducenti delle auto bianche da Milano, Palermo, Napoli, Genova, Torno, Sassari, Firenze, Bologna, ma nelle loro città sono rimasti molti colleghi per presidiare stazioni e aeroporti e per spiegare all’utenza le ragioni dello sciopero, il primo 2.0 con un Qr code che fotografa il volantino della protesta.

Dal palco capitolino i sindacati inneggiano all’unità della categoria, “perché questo è il momento di pensare e agire ragionevolmente, non solo di pancia”: “Non si può scardinare un servizio pubblico, concepito e regolamentato per garantire la soddisfazione di un diritto fondamentale come quello alla mobilità, in nome di un algoritmo che alza i prezzi delle corse in base a pure logiche di mercato, lasciando una percentuale del 25% a società che pagano pochi spiccioli di tasse in Italia  -spiegano – Società che puntano a costruire dei cartelli oligopolistici e che oggi, pur di raggiungere tali obiettivi, non esitano  ad utilizzare in modo improprio autorizzazioni di noleggio spesso rilasciate in modo irregolare”.

“Chiediamo al governo e alle camere di colpire speculazione ed abusivismo stralciando l’articolo 8 del Ddl Concorrenza e approvando al più presto il già previsto Dpcm di regolamentazione delle app, nonché i decreti ministeriali per foglio di servizio elettronico e Ren, concludendo l’iter di riforma già avviato nel 2019, rilanciando e valorizzando così il ruolo di programmazione e controllo degli enti locali”.

Qualcuno dalla platea fa notare che manca sul palco Nicola Di Giacobbe, segretario nazionale di Unica Cgil Taxi. Risponde Carlo Di Alessandro, presidente della Federtaxi Cisal di Roma: “Quelli che sono oggi qui sul palco ci hanno messo la faccia”.

Dopo anni sale sul palco anche Loreno Bittarelli, presidente di Uri, in prima fila in passato contro le liberalizzazioni: “Abbiamo chiesto al governo che ci ricevesse ma non ci ha degnato nemmeno di uno sguardo. Questo non è un decreto ma un ddl, ed è quindi non da subito operativo. Dobbiamo ragionare. Se la maggioranza non ci ascolta andiamo dall’opposizione. La mia proposta è quella di attivare un canale istituzionale con le cariche dell’opposizione come i vicepresidenti di Camera e Senato. La politica si combatte con la politica”.

I sindacati, dopo essere stati ricevuti dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, decidono la linea da seguire per le prossime settimane: la protesta continuerà con iniziative di piazza anche in altre città, a partire da Torino e Napoli.

(di Simona Tagliaventi/ANSA).

Lascia un commento