Mercato auto Italia ancora giù: meno24,6% a novembre

Un auto fiat nella catena di montaggio della Fca.
Un auto nella catena di montaggio della Fca. (ANSA)

TORINO.  – Non si ferma l’emorragia del mercato italiano dell’auto che, anche a causa della crisi dei microchip, continua a registrare pesanti flessioni delle vendite.

A novembre – secondo i dati del ministero dei Trasporti – sono state immatricolate 104.478 auto, il 24,6% in meno dello stesso mese del 2020. Il totale degli undici mesi è di 1.371.166 immatricolazioni, con un incremento dell’8,6% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso.

Chiudono con un calo pesante tutte le principali case automobilistiche, in particolare Ford (-41,9%), Renault (-37,2%) e Stellantis che ha immatricolato a novembre 36.361 auto, con un calo del 33,3% sullo stesso mese del 2020 e con la quota di mercato che scende dal 39,3 al 34,8%.

Da inizio anno le immatricolazioni del gruppo sono 518.025, in crescita del 6,3% sullo stesso periodo dell’anno scorso, con una quota del 37,8% a fronte del 38,6%. Proprio oggi Stellantis ha raggiunto con i sindacati, a eccezione della Fiom, un accordo per altre 400 uscite di impiegati, volontarie e incentivate dopo le oltre 300 già previste. Il gruppo ha confermato 130 assunzioni a Torino.

“Un’altra batosta per il mercato italiano dell’auto” commenta il Centro Studi Promotor che prevede per l’anno 1.460.000 immatricolazioni, “livello veramente infimo, se si considera che per la regolare sostituzione del parco circolante italiano occorrono 2.000.000 di immatricolazioni all’anno”.

Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, “appare assolutamente incomprensibile l’atteggiamento del Governo che, mentre l’economia italiana sta recuperando, non interviene per evitare che il comparto dell’auto, che ha un peso notevolissimo nell’economia del Paese, sia allo sbando”.

Concorda il presidente dell’Unrae, Michele Crisci: “Purtroppo si deve constatare un certo disinteresse nelle istituzioni di governo per il comparto automotive e il suo indotto, un settore produttivo che occupa 1,2 milioni di lavoratori e garantisce un gettito fiscale di 76 miliardi di euro l’anno”, osserva.

Épreoccupata anche l’Anfia che ritiene “indispensabile prevedere un piano strutturale e con una dotazione adeguata per evitare che l’Italia, in questa delicata fase in cui le politiche di mercato sono fondamentali, sia l’unico Paese europeo a non instradare e supportare i consumatori nell’acquisto di auto a zero e a bassissime emissioni”. Anfia, Federauto e Unrae hanno inviato una lettera alla Presidenza del Consiglio dei ministri per chiedere un incontro in cui poter illustrare le proposte di intervento per la riconversione della filiera industriale.

(di Amalia Angotti/ANSA)