Ipotesi Draghi al Quirinale. Muro Fi: “Così si va al voto”

il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Prof. Mario Draghi,
il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Prof. Mario Draghi, il 3 febbraio 2021. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

ROMA. – Se Mario Draghi verrà eletto presidente della Repubblica il governo cadrà e non se ne riuscirà a formare un altro: “Si dovrà andare a elezioni”. Questa volta è Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, ad agitare l’ipotesi del voto anticipato per allontanare lo scenario dell’elezione del premier al Colle.

Lo fa in nome della necessità di confermare l’attuale premier a Palazzo Chigi, perché è “l’unico in grado di tenere una coalizione eterogenea”. Lo fa per dire che un altro governo di unità nazionale non avrebbe il sostegno degli azzurri, anche perché non avrebbe quello della Lega.

Ma all’indomani dell’ennesimo no perentorio di Sergio Mattarella a un’ipotesi di sua rielezione e dopo la faglia apertasi in Consiglio dei ministri sul tema delle tasse, il nome dell’ex banchiere resta ancora in cima alle previsioni, perché ad ora un altro candidato in grado di unire tutti non si intravede.

La frattura nel governo sul contributo di solidarietà proposto da Draghi per calmierare i rincari delle bollette, sembra definire – osservano fonti parlamentari del Pd – il campo di gioco dell’imminente partita del Quirinale. Da un lato Pd, Leu e M5s, dall’altro Lega, Fi e Iv che oggi però perde il senatore Leonardo Grimani, passato al Misto. Non è la prima volta che i renziani si schierano con la destra e pesano sulle scelte del governo: promette di non essere l’ultima.

I timori nel governo sull’esame della manovra in Senato, che la prossima settimana entra nel vivo, non vengono dissimulati. All’indomani del turbolento Cdm, già Lega, Pd e M5s chiedono di fare di più contro i rincari. “Più coraggio”, incita Matteo Salvini: sono stanziati 2,8 miliardi ma ne servono almeno 4, secondo i leghisti. I Dem con Antonio Misiani propongono di trarre fondi dalle aste per le emissioni di Co2. Il governo non esclude di intervenire ancora, ma risorse serviranno anche per modifiche come quelle sul Superbonus per le villette: la coperta è corta.

E il clima è teso ogni giorno di più, con l’avvicinarsi del voto per il Quirinale. Il presidente della Camera Roberto Fico fa “appello” alle forze politiche “per un’unità di intenti” nella scelta del successore di Mattarella. Non si sbilancia in nomi, né per il Quirinale né per Palazzo Chigi: “La legislatura deve andare avanti fino al 2023”, si limita a dire.

Il problema, per chi vorrebbe Draghi al Colle, è trovare il nome che tenga unita la larga maggioranza fino al 2023 (e garantire ai peones che non si tornerà al voto). Si citano i ministri Daniele Franco, dato in discesa dopo le tensioni sulla manovra, Marta Cartabia e Enrico Giovannini, tecnico con consensi trasversali.

Nessuno di loro, avverte Tajani, avrebbe i voti di Fi. C’è chi scommette che l’ala moderata azzurra, che fa capo ai ministri, sarebbe invece disposta al dialogo, sul governo e su una legge elettorale proporzionale. Si vedrà. Il piano ora è provare a portare Silvio Berlusconi al Colle: è complicato ma il Cav non trascura nulla e i profili social vengono aggiornati con foto più istituzionali. Di sicuro, il centrodestra vuol dare le carte.

Salvini dice di voler sventare “un presidente con tessera Pd” e tenere “il centrodestra unito” ma anche promuovere la “scelte più ampia possibile”. Perciò sta “incontrando tante persone”: contatti ci sarebbero stati con Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Il leader di Iv, che lavora proprio in vista del voto sul Colle a una federazione con Coraggio Italia da oltre ottanta parlamentari, punta a essere protagonista nelle partita, ma non tutti lo seguono negli ammiccamenti a destra.

Grimani lascia Iv per il gruppo Misto: “La scelta per il Colle non può essere – afferma il banco di prova per la costruzione di nuove alleanze future o per fare sgambetti a qualcuno”. Anche la senatrice Silvia Vono viene data in uscita. Ma i numeri per pesare, assicurano da Iv, ci sono. Potrebbero portare a nomi come Pier Ferdinando Casini o Giuliano Amato (c’è chi cita anche Marcello Pera). Ma è ancora Draghi, nonostante tutto, il candidato più quotato, in grado di tenere insieme tutti, anche Giorgia Meloni.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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