Arriva il manifesto contro la povertà energetica

Un opeario installa un pannello solare. (ANSA)

ROMA.  – Creare una rete tra organizzazioni pubbliche, private, del terzo settore, associazioni di categoría e altri stakeholder con uno scopo comune: il contrasto alla povertà energetica. A farsi promotore dell’iniziativa è il Banco dell’energia Onlus, che ha presentato un “Manifesto” per far fronte a un fenomeno piuttosto diffuso nel nostro Paese, sebbene poco dibattuto, ovvero l’impossibilità ad accedere ai servizi energetici essenziali come riscaldamento, illuminazione, gas per cucinare.

Il documento, sottoscritto da utility, imprese, associazioni e onlus, fissa obiettivi di breve termine come la sensibilizzazione dei policy maker e dell’opinione pubblica; la definizione di politiche e strumenti di intervento; l’educazione all’efficienza energetica; il sostegno attivo alla mappatura, al monitoraggio nazionale e territoriale della povertà energetica; la promozione di progetti territoriali.

Secondo l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica l’8,5% dei nuclei familiari (circa 2,2 milioni di famiglie) nel 2019 si trovava in una condizione di povertà energetica. Da qui la necessità, per il Banco dell’energia, di aumentare la consapevolezza sui consumi energetici, l’accessibilità agli strumenti di efficientamento sostenendo, al contempo, persone e famiglie vulnerabili.

Il tema risulta ancora più urgente con il caro bollette in vista che, secondo una indagine Ipsos, preoccupa ben otto italiani su 10, con picchi di maggior preoccupazione tra coloro che vivono al Sud e sulle Isole. Tuttavia sembra ancora sfuggire il concetto di povertà energetica: il 73% degli intervistati non sa di cosa si tratta. Per il presidente di Banco dell’energia Onlus e A2A, Marco Patuano, “contro la povertà energetica c’è da fare molto. Solo un italiano su quattro sa cos’è. Oltre a non riuscire a riscaldarsi, oggi povertà energetica significa non riuscire a mandare i propri figli a scuola, perché con la didattica a distanza serve essere connessi, in alcuni casi non si può lavorare, non ci si può curare”. “Dobbiamo iniziare a rendercene conto – sottolinea Patuano – e pensare che questa è un’area diretta di intervento per chi, come noi, lavora in questo settore”.

Tra le varie cause che possono comportare questa condizione si segnalano il basso reddito e la limitata conoscenza degli strumenti di agevolazione per interventi di efficientamento, insieme alla difficoltà di accesso agli stessi.

(di Marco Assab/ANSA).

Lascia un commento