Addio a Riccardo Ehrman, fece cadere il Muro di Berlino

Il giornalista dell?Ansa Riccardo Ehrman in un'immagine d'archivio. (ANSA)

BELGRADO.  – Il nome di Riccardo Ehrman, il giornalista dell’ANSA scomparso oggi all’età di 92 anni, è legato indissolubilmente al Muro di Berlino. Fu lui infatti in quel fatidico 9 novembre 1989 a porre in conferenza stampa la domanda cruciale che ebbe l’effetto bomba di abbattere in poche ore il Muro della vergogna che per decenni aveva diviso Berlino, la Germania, l’Europa.

“Ab wann”, “da quando”, chiese Ehrman per ottenere precisazioni sull’entrata in vigore delle misure di liberalizzazione nel regime dei viaggi per i cittadini tedesco-orientali, autorizzati a recarsi in privato all’estero.

“A quanto ne so io, subito, da ora”, rispose dopo un’esitazione Guenter Schabowski, il portavoce del Pc della Ddr, che fu in un certo senso indotto dal giornalista italiano a fare il grande annuncio.

In breve tempo migliaia di persone cominciarono ad affluire ai punti di passaggio lungo il Muro per verificare se fosse vero quanto avevano ascoltato nella conferenza stampa trasmessa in diretta tv dal Pressezentrum a Berlino est. Ed era proprio così. Alla Bernauerstrasse, alla Bornholmerstrasse e ai valichi della frontiera intertedesca di Berlino la folla riferiva alle guardie di confine quello che era stato detto in televisione, e anche i poliziotti più restii e meno informati finirono per alzare le sbarre, spalancando l’ingresso nel sognato Occidente. Fiumi di Trabant e Wartburg – le berlinette dei tedeschi orientali più fortunati – si riversarono nelle strade di Berlino ovest, con migliaia di persone esultanti.

In serata Ehrman fu riconosciuto alla stazione di Fredrichstrasse: la folla lo portò in trionfo. Riccardo Ehrman, di origine ebreo-polacca, nato a Firenze il 4 novembre 1929, era un uomo massiccio, robusto e dall’aspetto apparentemente burbero e severo. Ma bastava scambiare poche parole per scoprire la sua natura gentile, la sua grande cultura e la sua sincera ospitalità, insieme ad uno stretto rigore professionale. Era consapevole della sua notorietà internazionale, soprattutto in Germania, e non rifiutava mai richieste di colloqui e interviste.

Nei giorni immediatamente dopo la caduta del Muro, la sua casa-ufficio in un piccolo appartamento di Berlino est, non lontano da Alexanderplatz, divenne rifugio per tanti colleghi inviati italiani, che a decine affluirono nelle due Berlino a seguire gli storici eventi fino all’apertura in dicembre della Porta di Brandeburgo con il cancelliere Helmut Kohl. Difficile rinunciare alla cena italiana con i piatti squisiti preparati da Margherita, la moglie di Riccardo rimasta vicino all’uomo che fece cadere il Muro fino all’ultimo momento.

Regolarmente ogni anno, con l’avvicinarsi dell’anniversario del 9 novembre, un gran numero di giornali, radio, televisioni non solo dall’Italia ma anche da numerosi altri Paesi, Germania in particolare, cercavano Ehrman per interviste e rievocazioni di quel giorno memorabile. Famoso un episodio in occasione dell’inaugurazione dell’Ambasciata d’Italia a Berlino nel giugno 2003: al ricevimento il giornalista salutò l’ex cancelliere Kohl, anch’egli presente e che lo aveva riconosciuto,  rivolgendosi a lui con l’appellativo di “cancelliere della riunificazione”. Stringendogli la mano affettuosamente, Kohl gli rispose: “L’abbiamo fatta insieme l’unificazione”.

In tanti lo andavano a trovare ancora nel suo apartamento nel centro storico di Madrid, ultima sede di corrispondenza per l’ANSA e dove viveva da tempo.

(di Franco Quintano/ANSA)

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