L’Ue apre la procedura d’infrazione contro la Polonia

Il premier polacco Mateusz Morawiecki,
Il premier polacco Mateusz Morawiecki,

BRUXELLES.  – Si allarga sempre di più la frattura tra l’Unione europea e la Polonia sul rispetto dello stato di diritto e i principi cardine fissati dai Trattato Ue.

La Commissione ha deciso di aprire una procedura d’infrazione contro Varsavia  in seguito al pronunciamento con cui la Corte Costituzionale polacca ha contestato il primato delle norme europee su quelle nazionali. Ponendo così le premesse per il non rispetto delle sentenze della Corte di giustizia Ue.

É toccato al commissario per l’economia Paolo Gentiloni dare l’annuncio della decisione presa dall’esecutivo europeo al termine dell’ultima riunione programmata per quest’anno.  Un’iniziativa presa alla luce delle “gravi preoccupazioni” suscitate a Bruxelles dalle mosse della Consulta polacca nei mesi scorsi, ha spiegato Gentiloni.

La Polonia “ha violato i principi generali di autonomia, primazia e uniformità di applicazione delle norme Ue nonché del carattere vincolante delle sentenze della Corte di giustizia dell’Unione”, si legge nella nota diffusa da Bruxelles. In questo modo, per la Commissione, non solo gli individui non possono essere pienamente tutelati davanti ai giudici polacchi, ma anche “la Corte Costituzionale non risponde più ai requisiti di indipendenza e imparzialità richiesta dal Trattato”.

L’ Ue, ha poi aggiunto Gentiloni, “è una comunità di valori fondata sul diritto e i diritti degli europei devono essere protetti a prescindere da dove vivono”. Prima di avviare la procedura d’infrazione “abbiamo cercato di dialogare” con Varsavia, ha poi aggiunto il commissario Ue alla giustizia Didier Reynders, “ma la situazione non è migliorata”. Per questo è stato deciso di inviare una lettera di messa in mora dando al governo due mesi per rispondere.

Pronta la replica delle autorità polacche che sostanzialmente hanno respinto al mittente le accuse. Il primo a far sentire la sua voce è stato il premier Mateusz Morawiecki, secondo il quale la Commissione va oltre i suoi poteri:  “La tendenza a sviluppare un centralismo burocratico da parte di Bruxelles purtroppo va avanti, bisogna fermarla”. Ancora più duro il commento del vice ministro della giustizia,  Sebastian Kaleta. La decisione presa a Bruxelles rappresenta “un attacco alla Costituzione polacca e alla nostra sovranità”.

Quello tra la Polonia e le istituzioni Ue è un braccio di ferro che si trascina ormai da tempo senza che si intraveda una soluzione. Oltre all’indipendenza della magistratura e al rispetto dello stato di diritto, il conflitto si è esteso anche all’ambiente e ai fondi Ue destinati a Varsavia.  La Polonia si è rifiutata finora di pagare le multe che le ha inflitto la Corte Ue per non aver eliminato il tribunale disciplinare chiamato a decidere delle sorti dei magistrati e non aver chiuso una miniera di lignite.

L’Unione europea, dal canto suo, tiene in ostaggio il Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) presentato da Varsavia già da tempo a Bruxelles, ma mai approvato. E aspetta che la Corte di giustizia si pronunci sul ricorso presentato da Polonia e Ungheria contro la condizionalità introdotta per la concessione dei fondi Ue al fine di subordinare la loro erogazione al rispetto dei principi fondamentali alla base dello stato di diritto.

(di Enrico Tibuzzi/ANSA).

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