Nel 2021 oltre metà famiglie ha rinunciato a cure

Personale sanitario all'interno del reparto di Terapia intensiva Covid19 per i pazienti infetti da Coronavirus del Policlinico Militare Celio di Roma
Personale sanitario all'interno del reparto di Terapia intensiva Covid19 per i pazienti infetti da Coronavirus del Policlinico Militare Celio di Roma. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA.  – Anche a causa del Covid, nel 2021 oltre la metà delle famiglie italiane (50,2%) ha rinunciato a prestazioni sanitarie per problemi economici, indisponibilità del servizio o inadeguatezza dell’offerta.

Contemporaneamente la spesa delle famiglie per la salute, l’assistenza agli anziani e l’istruzione è aumentata: 136,6 miliardi per prestazioni di welfare, oltre 5 mila euro a famiglia, pari al 17,5% del reddito netto. È il gap fra la crescita della domanda e l’adeguatezza dell’offerta la novità che emerge dal Bilancio di welfare delle famiglie italiane di Cerved 2022. Il rapporto analizza la spesa di welfare delle famiglie, 136,6 miliardi nel 2021, pari al 7,8% del Pil, registrando in crescita le spese per salute (38,8 miliardi), assistenza agli anziani (29,4 miliardi) e istruzione (12,4 miliardi, mentre in calo quelle per assistenza ai bambini (6,4 miliardi), assistenza familiare (11,2 miliardi), cultura e tempo libero (5,1 miliardi).

É soprattutto il cambiamento delle strutture familiari a generare nuovi bisogni, aumentando il gap con l’offerta: cambiamento degli stili di vita e dei modelli di relazione familiare; frammentazione delle strutture familiari; impatto sulla famiglia dell’invecchiamento della popolazione. “Su questo il governo è impegnato con una visione chiara e di prospettiva: sostegno alle famiglie, rimozione delle diseguaglianze, investimento nelle donne e nei giovani”, commenta la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, “con il Family act a partire dall’assegno unico e universale e in accompagnamento del Pnrr, con la prima Strategia nazionale per la parità di genere”. S

econdo il rapporto, è aumentato il numero di famiglie che hanno rinunciato a prestazioni di welfare: 50,2% nella sanità, 56,8% nell’assistenza agli anziani, 58,4% nell’assistenza ai bambini, 33,8% nell’istruzione. Nell’ultimo anno più di metà delle famiglie ha rinunciato a prestazioni sanitarie e nel 13,9% dei casi si è trattato di rinunce rilevanti. Il 56,8% ha rinunciato (22% in modo rilevante) a servizi di assistenza agli anziani, e 58,4% (17,4% in modo rilevante) a servizi di cura dei bambini ed educazione prescolare.

La famiglia, con tutte le sue difficoltà, evidenzia il rapporto, resta la rete primaria di protezione sociale, di solidarietà tra i generi e le generazioni, di educazione dei figli e di supporto alla mobilità sociale dei giovani.

“L’industria del welfare è un settore trainante per la crescita del Paese – sottolinea Andrea Mignanelli, Amministratore Delegato di Cerved – Ai 136,6 miliardi di spesa delle famiglie si aggiungono 21,2 miliardi del welfare aziendale e collettivo, per un valore pari al 9% del Pil. Gli investimenti pubblici e privati sono decisivi per rinnovare il nostro sistema di welfare, generando nuovi modelli di servizio capaci di rispondere alla domanda delle famiglie”.

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