Civiltà Cattolica: “Non affossare la legge sul ‘suicidio assistito'”

Filomena Gallo, Mina Welby e Marco Cappato in occasione del deposito delle firme per il referendum sull'eutanasia legale presso la Corte di Cassazione
Filomena Gallo, Mina Welby e Marco Cappato in occasione del deposito delle firme per il referendum sull'eutanasia legale presso la Corte di Cassazione, Roma 8 ottobre 2021. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – “Pur nella concomitanza di valori difficili da conciliare, ci pare che non sia auspicabile sfuggire al peso della decisione affossando la legge. Diverse forze politiche si muovono in questo senso, benché con opposte motivazioni: chi per sgombrare la via verso il referendum e agevolare la vittoria del ‘sì’, chi per rinviare sine die la discussione su una tematica spinosa. Nell’attuale situazione culturale e sociale, sembra a chi scrive da non escludersi che il sostegno a questa PdL non contrasti con un responsabile perseguimento del bene comune possibile”.

E’ una posizione quanto meno inattesa quella che Civiltà Cattolica espone sulla legge in discussione sul “suicidio assistito”. E ciò considerando tra l’altro che le bozze della rivista dei Gesuiti vengono usualmente riviste dalla Segreteria di Stato vaticana. L’articolo “La discussione parlamentare sul ‘suicidio assistito'”, nel nuovo numero in uscita sabato prossimo, è firmato da padre Carlo Casalone, alle spalle una laurea in Medicina, ex provinciale d’Italia della Compagnia di Gesù, oggi membro della Pontificia Accademia per la Vita e docente di Teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana.

La proposta di legge (PdL) sul fine vita, nella scia della sentenza della Corte costituzionale, non esclude la punibilità dell’assistenza al suicidio, tranne che in alcune particolari condizioni: pur se essa si distanzia dalle posizioni del Magistero sul tema, Civiltà Cattolica si pone la domanda se sia accettabile appoggiarla.

Visti la richiesta, fatta dalla Corte al Parlamento, di disciplinare la materia, l’incalzare del referendum sull’omicidio del consenziente e il diffondersi dell’approvazione dell’eutanasia in vari Paesi, l’articolo propone di non scartare il sostegno alla PdL, con alcune auspicabili modifiche, come via per promuovere responsabilmente la tutela della vita e il bene comune possibile.

“Non c’è dubbio che la legge in discussione, pur non trattando di eutanasia, diverga dalle posizioni sulla illiceità dell’assistenza al suicidio che il Magistero della Chiesa ha ribadito anche in recenti documenti”, sottolinea padre Casalone. “La valutazione di una legge dello Stato – prosegue – esige di considerare un insieme complesso di elementi in ordine al bene comune”.

La domanda che si pone “è, in estrema sintesi, se di questa PdL occorra dare una valutazione complessivamente negativa, con il rischio di favorire la liberalizzazione referendaria dell’omicidio del consenziente, oppure si possa cercare di renderla meno problematica modificandone i termini più dannosi”.

“Tale tolleranza – spiega – sarebbe motivata dalla funzione di argine di fronte a un eventuale danno più grave. Il principio tradizionale cui si potrebbe ricorrere è quello delle ‘leggi imperfette’, impiegato dal Magistero anche a proposito dell’aborto procurato”. Secondo Civiltà Cattolica, “in questo contesto, l’omissione di un intervento rischia fortemente di facilitare un esito più negativo”.

“Per chi si trova in Parlamento, poi – continua -, occorre tener conto che, per un verso, sostenere questa legge corrisponde non a operare il male regolamentato dalla norma giuridica, ma purtroppo a lasciare ai cittadini la possibilità di compierlo”. Per altro verso, “le condizioni culturali a livello internazionale spingono con forza nella direzione di scenari eticamente più problematici da presidiare con sapiente tenacia”.

Infine, “per la situazione del Paese e il richiamo della Corte costituzionale al Parlamento, ci sembra importante che si arrivi a produrre una legge”. Per padre Casalone, inoltre, “la latitanza del legislatore o il naufragio della PdL assesterebbero un ulteriore colpo alla credibilità delle istituzioni, in un momento già critico”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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