No vax ai sanitari che l’hanno curato: “Vi chiedo scusa”

Medici e infermieri al lavoro nel reparto di terapia intensiva per curare i pazienti covid all'ospedale di Vizzolo Predabissi
Medici e infermieri al lavoro nel reparto di terapia intensiva per curare i pazienti covid all'ospedale di Vizzolo Predabissi, 24 Marzo 2020. Ansa/Andrea Canali

CORIGLIANO ROSSANO. – “Fare queste brevi dichiarazioni non è cosa facile per chi come me, in tutta coscienza, sente forte il peso della responsabilità di una scelta, tutta personale, che mi ha costretto a chiedere a voi tutti, medici, infermieri, personale sanitario di questa struttura ospedaliera, di sacrificarvi per curarmi da questa patologia pandemica”.

A scrivere queste parole in una lettera al personale sanitario del reparto Covid dell’ospedale di Rossano, è Mario Guaragna, che, non vaccinato, è ancora ricoverato nella struttura. “Voglio ringraziarvi per ciò che avete fatto a noi tutti – prosegue – per quello che state facendo da mesi, all’interno di strutture ospedaliere, nelle quali i rigidi protocolli di sicurezza permettono solo a noi ricoverati di cogliere fino in fondo con quanti sacrifici e quanta professionalità cercate di aiutare chi è stato colpito da questo terribile virus.

Accanto al ringraziamento voglio chiedervi anche scusa, perché se mi sono ritrovato su questo letto e in questa struttura a chiedere il vostro aiuto è anche per colpa mia. Come tanti, molti, troppi, ho coltivato la certezza, figlia della presunzione, di essere ‘naturalmente’ capace di affrontare il virus.

Ma ancor più grave è stato l’aver ritenuto valide e fondate scientificamente le affermazioni di quanti, da almeno un anno, ripetono quotidianamente che il vaccino oltre che sia inutile sia anche dannoso: da qui la scelta di non vaccinarmi nei tempi stabiliti. Purtroppo, come molti altri, tali scelte sono state fatali e mi hanno condotto qui, dove ho temuto per la mia vita”.

“Adesso che il brutto è alle spalle – scrive Mario – devo dire che porterò con me una esperienza dolorosa e drammatica ma al tempo stesso intensa e straordinaria. Voi tutti siete straordinari verso tutti i vostri ammalati, anche verso coloro che avrebbero, come me, potuto non ammalarsi ed evitare questa sorta di terribile calvario. In un momento come questo, anche evitare di ammalarsi, diventa un dovere civile verso noi stessi, verso gli altri, verso tutti.

Spero che queste mie sincere espressioni possano ricompensarvi almeno un po’ per i vostri quotidiani sacrifici e siano da monito a quanti ancora, purtroppo molti, hanno smarrito il senso profondo dell’amore per la vita propria e di quella degli altri”.