Djokovic: visto annullato e nuovo fermo in Australia

Un primo piano del tennista Novak Djokovic . (Photo by Paul CROCK / AFP) / -

ROMA.  – Novak Djokovic ha un piede e mezzo fuori dagli Australian Open. Nell’ennesimo colpo di scena, a pochi giorni dall’inizio del torneo, il governo di Canberra ha negato per la seconda volta il visto al numero uno del mondo, che non è vaccinato contro il Covid, facendo prevalere gli interessi della salute pubblica.

Per il campione serbo, in stato di fermo con la prospettiva di un’espulsione dal Paese, le ultime speranze a questo punto sono affidate al nuovo ricorso presentato ad un tribunale federale. In pochi, tuttavia, sembrano scommettere di lui.

Gli Open inizieranno lunedì e Nole risulta ancora nel tabellone, ma il governo australiano non ne vuole proprio sapere di farlo giocare. Il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke gli ha sferrato un nuovo colpo revocando il suo visto per la seconda volta (dopo essere stato sconfitto in prima battuta in tribunale, per motivi procedurali).

La decisione del ministro è stata presa “per motivi di salute e di ordine, sulla base del fatto che fosse nell’interesse pubblico”, ha spiegato Hawke, che ha esercitato i suoi poteri speciali riguardo all’ingresso nel Paese dei cittadini stranieri, per “proteggere i confini, soprattutto in considerazione della pandemia”.

Il primo ministro Scott Morrison ha dato il suo placet, sottolineando che “gli australiani hanno fatto molti sacrifici durante questa pandemia e si aspettano che i risultati ottenuti vengano protetti”. Porte chiuse quindi per Djokovic, che rischia l’espulsione ed il divieto di tornare in Australia per i prossimi tre anni.

Il campione serbo è stato sottoposto ad un provvedimento di fermo, ma per la sua eventuale espulsione bisognerà attendere la decisione della corte d’appello federale, che si riunirà domenica proprio alla vigilia dell’inizio del torneo.

I suoi legali, presentando ricorso, hanno definito l’annullamento del visto “irrazionale”. Il governo vuole cacciare Djokovic “perché ritiene che alimenterebbe il sentimento contro i vaccini, e non perché sia un pericolo per la comunità”, ha affermato l’avvocato Nicholas Wood, sottolineando al contrario che il suo assistito non ha mai attivamente promosso le campagne no vax, ma semplicemente fatto dei commenti critici sui vaccini.

Di fatto, tuttavia, la scelta di Djokovic di non immunizzarsi dal Covid è stata molto controversa, ed in Australia ha creato grande tensione. I no vax lo hanno eletto a testimonial della loro campagna sui social con l’hashtag #IStandWithDjokovic, mentre al contrario molti cittadini hanno espresso la loro indignazione dopo aver sopportato per quasi due anni una serie di restrizioni contro il virus tra le più dure del mondo. In una fase, tra l’altro, in cui l’epidemia è tornata a correre.

In Serbia il presidente Aleksandar Vucic ha accusato il governo australiano di “maltrattare Novak e l’intero Paese per ragioni sconosciute”, ma non mancano pareri, anche tra le istituzioni, di chi sostiene che il tennista dovrebbe seguire le regole come tutti. Contrastanti i giudizi anche tra i colleghi. Se alcuni ritengono che il serbo sia autorizzato a giocare, altri lo hanno criticato duramente. Come il numero quattro del mondo, il greco Stefanos Tsitsipas, che ha detto: “Quasi tutti agli Open sono vaccinati, mentre altri hanno scelto di seguire la propia strada, il che fa sembrare la maggioranza degli sciocchi”.

Djokovic nel frattempo attende l’evolversi della situazione in una struttura sconosciuta, lontana dalle attenzioni dei media, in attesa del pronunciamento della corte federale. I suoi legali puntano ad un ordine provvisorio di sospensione del fermo, per motivi di lavoro, che consentirebbe al tennista di giocare agli Open. Secondo diversi esperti di diritto, tuttavia, a meno di vizi di forma, i poteri discrezionali del governo prevarranno. E Djokovic dovrà rimandare l’impresa di diventare il primo tennista della storia a vincere 21 Grandi Slam.

(di Luca Mirone/ANSA).

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