Breivik chiede la libertà condizionale a 10 anni da Utoya

epa09692476 Mass murder Anders Behring Breivik poses with a fascist salute as he arrives for the first day of the parole hearing of Anders Breivik, in Skien, Norway, 18 January 2022. Breivik, who changed his name to Fjotolf Hansen in 2017, is to appear before court for his three-days parole hearing in Oslo on 18 January 2022. Mass murderer Anders Behring Breivik was sentenced to a maximum term of 21 years for killing 77 people in bomb and shooting attacks on 22 July 2011, and is entitled under Norwegian law to have his sentenced reviewed after ten years served. The case is being processed by Telemark District Court, but is physically taking place in a makeshift courtroom in Skien prison. EPA/Ole Berg-Rusten / POOL NORWAY OUT NORWAY OUT

 

ROMA.  – Testa rasata, giacca e cravatta e saluto nazista. L’attentatore di estrema destra Anders Behring Breivik, condannato a 21 anni di carcere in Norvegia per aver ucciso 10 anni fa 77 persone – tra cui decine di giovanissimi laburisti – ha approfittato per l’ennesima volta di un’udienza per esprimere ancora i suoi deliri, trasformare il processo in uno show e soprattutto far parlare di sé.

Stavolta, in mano, sulla giacca e su una 24 ore, aveva tre cartelli, tutti con la stessa scritta in inglese: “Cessate il vostro genocidio contro le nostre nazioni bianche”.

L’occasione era la richiesta di libertà condizionale, davanti a tre giudici in collegamento con la palestra del carcere di Skien dove Breivik è detenuto. La sentenza è attesa non prima di giovedì, ma le chance che la domanda venga accolta sono remote, in un Paese che ha a cuore lo stato di diritto ma che non assisteva a un livello così estremo di violenza dalla Seconda Guerra Mondiale.

Il 22 luglio 2011, il neonazista fece prima esplodere una bomba vicino alla sede del governo a Oslo, uccidendo otto persone, poi ne sterminò altre 69, per lo più adolescenti, aprendo il fuoco su un campo estivo dei giovani laburisti sull’isola di Utoya. Ma Breivik non si è mai pentito, pur sostenendo che la violenza fa ormai parte del suo passato: anche stavolta ha interrotto la procuratrice, Hulda Karlsdottir – che stava elencando la lunga lista di vittime e delle circostanze in cui sono morte – sentendo il bisogno di sottolineare, quasi a giustificarsi che “il 72% di loro erano quadri del partito laburista”.

Nel corso degli anni, l’ormai 42enne, che in prigione vive in tre celle con tv e dvd, videogiochi e una macchina da scrivere, ha ammesso soltanto di essersi fatto “radicalizzare” da terzi e di essere stato solo un burattino del movimento neonazi Sangue & Onore, cui ha imputato la reale responsabilità degli attacchi.

I sopravvissuti e i familiari delle vittime temevano nuove provocazioni da Anders Breivik, che puntualmente si sono verificate, e hanno criticato l’attenzione mediatica che è gli viene dedicata a ogni sua apparizione.

“Breivik non dovrebbe andare in tv non perché sia scandaloso o doloroso, ma perché è il simbolo di un’estrema destra che ha già ispirato diverse altre uccisioni di massa”, ha scritto su Twitter la sopravvissuta Elin L’Estrange.

A Breivik, infatti, si ispirò tra gli altri anche l’attentatore di Christchurch, in Nuova Zelanda, che il 15 marzo 2019 uccise 51 persone sparando all’impazzata in due moschee durante il venerdì di preghiera.

(di Laurence Figà-Talamanca/ANSA).

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