Attanasio: Roma chiede al Congo i verbali degli arresti

Luca Attanasio in una foto tratta dal profilo Facebook della moglie , Zakia Seddiki.
Luca Attanasio in una foto tratta dal profilo Facebook della moglie , Zakia Seddiki. FACEBOOK

ROMA. – C’è la massima attenzione, accompagnata da una dovuta prudenza, da parte delle autorità italiane alle notizie che arrivano dalla Repubblica democrática del Congo, dove la polizia del Nord Kivu ha annunciato ieri, in modo a dir poco informale, l’arresto di due presunti membri della banda che ha ucciso l’ambasciatore Luca Attanasio il 22 febbraio 2021.

Non appena si è diffusa la notizia, l’Ambasciata italiana a Kinshasa si è immediatamente attivata contattando le autorità congolesi per chiedere informazioni ufficiali. Anche la Procura di Roma ha avviato le proprie verifiche ed è intenzionata a chiedere, per vie ufficiali, i verbali delle dichiarazioni rese dagli arrestati. E si sta lavorando per accelerare la missione dei carabinieri del Ros in Congo, nel tentativo di poter ascoltare direttamente gli accusati e affiancare le indagini degli investigatori locali.

Al momento infatti si sa poco o nulla del presunto coinvolgimento dei due arrestati – e delle circostanze della loro cattura – nella morte di Attanasio, del suo carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e dell’autista del Pam Mustapha Milambo, uccisi mentre erano in missione per conto dell’agenzia Onu a nord di Goma, nei pressi di Nyiaragongo, nel parco nazionale di Virunga.

Quello che è noto finora è che, in una conferenza stampa apparentemente improvvisata in favore di giornalisti locali e del governatore militare del Nord Kivu, generale Constant Ndima Kogba, il comandante della polizia provinciale, Aba Van Ang, ha presentato con orgoglio un grupo di 6 uomini, seduti a terra e con le manette ai polsi, due dei quali indicati appunto come membri del gruppo che ha aperto il fuoco contro gli italiani. Gli altri quattro farebbero parte di altre bande criminali accusate di attacchi contro operatori umanitari, per lo più a scopo di estorsione.

Secondo il capo della polizia locale infatti, la banda avrebbe voluto rapire l’ambasciatore per poi chiedere un riscatto da un milione di dollari. A guidarla sarebbe stato un uomo noto come Aspirant, che però “è ancora in fuga”: sarebbe stato lui, secondo i congolesi, ad aprire il fuoco contro Attanasio e Iacovacci – che tentò invano di proteggere l’ambasciatore -, mandando in fumo il piano del sequestro e costringendo il gruppo armato a disperdersi nella boscaglia.

Sulle ultime novità restano scettici e prudenti anche i familiari di Attanasio, che già lo scorso maggio avevano dovuto fare i conti con la notizia di altri arresti, annunciati dal presidente del Congo in persona, Felix Tshisekedi, ma poi rivelatasi “una farsa”.

Salvatore Attanasio, papà di Luca, si affida solo alle notizie ufficiali della Farnesina e della magistratura italiana, “l’unica che può far venire fuori almeno un briciolo di verità”. Salvatore ritiene infatti che il governo di Kinshasa vorrebbe “chiudere il caso in tutta fretta” e non esclude che gli arrestati siano due malcapitati dati in pasto all’opinione pubblica.

Ma “anche se queste persone fossero davvero gli assassini, questo non basta per fare chiarezza: bisogna chiarire le responsabilità del Pam che a nostro avviso sono molto gravi”, ha aggiunto, ricordando che anche il ministro Luigi Di Maio ha recentemente chiesto all’agenzia Onu una maggiore collaborazione sulle indagini.

Al momento dell’agguato, l’ambasciatore italiano si stava infatti recando a Rutshuru per visitare un progetto di alimentazione nelle scuole del Pam, allora fresca di Nobel per la pace, che avrebbe dovuto garantire la sicurezza del convoglio. La missione partì invece senza scorta armata in una zona in preda a jihadisti e criminali comuni.

“Forse bisognerebbe alzare ulteriormente l’asticella a livello europeo. Prima di Natale avevamo ricevuto un importante interessamento da parte dell’ex presidente Sassoli – ha ricordato Salvatore Attanasio -. Senza di lui abbiamo perso un sostegno importante, ma l’Europa deve battere un colpo”.

(di Laurence Figà-Talamanca/ANSA).