Lavoro: in dieci mesi piú 858 mila contratti, cala cassa integrazione

Operai in un industria tessile

ROMA.  – Mercato del lavoro ancora positivo, trainato dalla crescita dei contratti a termine, mentre si guarda alle prospettive pensionistiche per i giovani, che rischiano di uscire dopo i 70 anni e con assegni bassi, e per le donne.  Tema al centro dell’avvio del confronto tecnico tra il governo ed i sindacati, insieme ai nuovi dati sull’occupazione.

Nella giornata in cui una busta con una lettera di minacce è stata indirizzata al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, contenente una sostanza su cui sono in corso le analisi. Al ministro è stata espressa la solidarietà del governo, del mondo politico e sindacale.

Tornando ai dati, sono quasi sei milioni le assunzioni a fronte di 5,1 milioni di cessazioni ed un saldo positivo per 858mila contratti nei primi dieci mesi del 2021: l’Inps ha registrato una vivacità nel mercato del lavoro soprattutto per quanto riguarda i contratti precari (+415mila a termine, quasi +108mila in somministrazione), ma anche un andamento positivo per quelli a tempo indeterminato con una variazione netta di 152mila unità (inferiore a quella dello stesso periodo del 2020 nel quale però era in vigore il blocco dei licenziamenti).

L’Istituto sottolinea che nel 2021 sono stati autorizzati 2,8 miliardi di ore di cassa integrazione con un calo del 35% rispetto al 2020. Cala anche il tasso di utilizzo effettivo da parte delle imprese (il cosiddetto tiraggio) che tra gennaio e ottobre passa dal 45,17% del 2020 al 39,07% del 2021.

L’aumento  dei contagi a dicembre ha invertito la tendenza sulla richiesta di cassa con 86,8 milioni di ore autorizzate solo per l’emergenza sanitaria e un aumento del 147% su novembre. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria le ore di cassa autorizzate hanno superato i 6,5 miliardi.

Secondo l’Osservatorio sul precariato tra gennaio e ottobre si registra un aumento delle cessazioni dell’8% ma una crescita per quelle a tempo indeterminato del 14% con un andamento sostenuto soprattutto negli ultimi mesi. A fine giugno è scaduto il blocco dei licenziamenti per le imprese che hanno i vecchi ammortizzatori e tra luglio e ottobre si è avuto un aumento delle cessazioni da contratti a tempo indeterminato del 19,5% (ma le cessazioni sono complessive e quindi non solo licenziamenti ma anche dimissioni e pensionamenti).

Le assunzioni nei primi 10 mesi del 2021 sono state 5.987.000. L’aumento sullo stesso periodo del 2020 (20%) ha riguardato tutte le tipologie contrattuali ma è stato più accentuato per le assunzioni in somministrazione e stagionali (+30%), mentre è stato pari al 24% per l’apprendistato e al 18% per contratti a termine e intermittenti. Le assunzioni a tempo indeterminato con 956mila unità salgono in modo meno sostenuto (+11%). Se si guarda ai primi dieci mesi del 2019, prima della pandemia quindi, le assunzioni risultano diminuite nel complesso del 7%.

Le cessazioni fino a ottobre 2021 sono state in complesso 5.129.000 con una crescita dell’8%. Per i contratti a tempo indeterminato si registra un aumento del 14%. Rispetto al 2019 (sempre per il periodo gennaio-ottobre) le cessazioni complessive  risultano calate del 12% (quelle a tempo indeterminato del 10%).

Ed è proprio a quanti sono stretti oggi tra contratti precari e carriere discontinue con salari bassi e che domani rischiano di uscire dal mercato del lavoro con assegni altrettanto bassi che guarda il primo tavolo tecnico che si è tenuto al ministero del Lavoro con Cgil, Cisl e Uil sulle prospettive e su una pensione di garanzia per i giovani e le donne.

Il primo dei tre appuntamenti specifici: gli altri due affronteranno anche i temi della flessibilità in uscita e della previdenza complementare e sono stati fissati per il 27 gennaio e il 3 febbraio e avviano nel merito il confronto per la riforma della legge Fornero. Il 7 febbraio l’incontro di verifica politica sul percorso. I sindacati chiedono, tra l’altro, di riconoscere il lavoro di cura, i periodi di formazione e di studio e di disoccupazione involontaria.