Ue divisa su patente verde a gas e nucleare

Una centrale nucleare

BRUXELLES.  – Lo scontro in Europa sulla tassonomia, l’etichetta “verde” per gas e nucleare, si riaccende nel finale di partita. In concomitanza con la scadenza del termine per la presentazione dei commenti al compromesso della Commissione Ue – che indica a quali condizioni gas fossile e energia dell’atomo possono qualificarsi come attività che contribuiscono ai target clima dell’Ue – è di nuovo tutti contro tutti.

Quattro paesi (Austria, Danimarca, Lussemburgo e Spagna) hanno colto l’occasione del Consiglio informale energia in corso ad Amiens per ribadire pubblicamente la loro opposizione. “Non ne abbiamo parlato – ha detto il ministro francese Barbara Pompili a nome della presidenza di turno Ue – ma le diverse posizioni sulla tassonomia sono note”.

Lo stesso gruppo di esperti istituito dalla Commissione per contribuire a scrivere le regole Ue sulla finanza sostenibile ha redatto un parere da cui emerge un secco no al nucleare e un sì al gas condizionato a un abbattimento delle emissioni ben oltre i limiti delle tecnologie attuali. E in una lettera inviata dal gruppo S&D dell’Europarlamento ai piani alti di Palazzo Berlaymont si dice che i socialdemocratici non sosterranno il regolamento così com’è.

In realtà sono oltre due anni che l’Ue si scontra a tutti i livelli in un dibattito che, si affannano a ripetere tutti gli esperti, è basato su un grosso equivoco. La tassonomia nasce come un compendio di linee guida per gli investimenti privati, ma su di essa si consuma uno scontro sugli investimenti pubblici e la politica energetica. É diventato questione di sicurezza e di Stato. La Francia ha difeso il nucleare.

La Germania, alle prese con il difficile compito di spegnere le centrali atomiche, quelle a carbone e continuare a mantenere gli attuali livelli di crescita economica, si è schierata – anche se con meno pubblicità – dalla parte del gas. I paesi dell’est erano per il gas e il nucleare. Negli ultimi mesi ci si è messo anche il caro energia a esacerbare gli animi.

L’equivoco nasce però in buona parte a Bruxelles, da quando tra i palazzi dell’Ue ha iniziato a farsi strada l’idea che tutto doveva essere “allineato” alla tassonomia, dagli aiuti agli agricoltori a una ipotetica, futura golden rule per scorporare gli investimenti dal debito.

La Commissione europea, dopo due consultazioni pubbliche (la prima ha raccolto oltre 46mila contributi), centinaia di incontri tecnici, contatti istituzionali e molta esitazione sui tempi giusti per la presentazione della proposta su gas e nucleare (arrivata agli esperti il 31 dicembre scorso) difficilmente proporrà modifiche sostanziali al testo finale che dovrebbe essere reso noto in un paio di settimane. Improbabile la sua bocciatura.

Ci vorrebbero la maggioranza assoluta (353 voti) dell’Europarlamento e una doppia maggioranza rafforzata in Consiglio (almeno il 72% degli Stati che devono rappresentare il 65% della popolazione).

Ma è quasi certo a questo punto che il confronto-scontro all’interno dell’Ue avrà conseguenze finanziarie ancora difficilmente valutabili.

(di Angelo Di Mambro/ANSA)