Cingolani: piani emergenza gas se l’Ucraina esplode

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. ANSA / MATTEO BAZZI

ROMA.  – L’Italia ha piani di emergenza per fronteggiare una eventuale carenza di gas per la crisi ucraina.

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, lo ha spiegato stamani in una intervista a Bloomberg Tv. “Ma speriamo che non saranno necessari”, ha aggiunto. Dato che la nostra energia la facciamo soprattutto col metano importato, “potremmo essere danneggiati nel caso di una crisi globale dei fornitori di gas”.

Quali siano questi piani di emergenza, Cingolani non lo ha spiegato. L’Italia consuma 73 miliardi di metri cubi di gas all’anno e ne importa il 93%. La Russia è il primo fornitore del nostro paese, col 41%. Seguono l’Algeria col 19%, il Qatar col 10%, la Norvegia col 9% e gli Stati Uniti col 3%. Se Putin chiudesse i rubinetti verso l’Europa per rappresaglia contro eventuali sanzioni, l’Italia si troverebbe in grave difficoltà.

La prima risposta all’emerganza sarebbero le scorte. La capacitá  di stoccaggio del paese é  di 18 miliardi di metri cubi, sufficiente per garantire la sicurezza energetica in inverno. Poi si potrebbero aumentare le importazioni via gasdotto dall’Algeria e via nave dal Qatar e dagli Stati Uniti.

Washington sta promettendo agli alleati europei di sostenerli col suo gas naturale liquefatto (Gnl) in caso di crisi, e sta facendo pressioni su Doha perché aumenti la sua produzione.

Ma queste forniture non possono rimpiazzare facilmente il gas russo. Specialmente in un momento in cui la Cina rastrella tutto il metano che c’è sul mercato, pagandolo a caro prezzo, per sostituire il carbone: “Circa 800 miliardi di metri cubi di metano nel prossimo decennio saranno consegnati all’Est del pianeta per l’uscita dal carbone”, ha spiegato oggi Cingolani. E in ogni caso, le alternative a Gazprom avrebbero un prezzo più elevato, quando già le bollette energetiche in tutta Europa sono schizzate alle stelle.

“Penso cha livello europeo si debba discutere di acquisti comuni e del modo in cui si formano i prezzi dell’energia – ha detto ancora Cingolani -. Non penso che l’elettricità debba più essere legata al costo del gas. Forse in passato era utile per accelerare le rinnovabili, non lo è più ora”.

Sulla tassonomia Ue degli investimenti sostenibili, per il ministro “dobbiamo comprendere che abbiamo 27 paesi con mix energetici diversi, così la tassonomia deve essere flessibile e inclusiva, non ci può essere una singola soluzione valida per l’intero panorama europeo”.

Quanto al nucleare, ha concluso Cingolani, “abbiamo una legge, dopo due referendum, che stabilisce che non possiamo fare nuove installazioni nucleari. Questo è fuori discussione. Onestamente, come ministro tecnico, io non sosterrei oggi nel 2022 la costruzione di nuove centrali nucleari di seconda o terza generazione. D’altro canto, sono sicuro che in futuro sarà una valida soluzione lo sviluppo di piccoli reattori modulari di quarta generazione”.

di Stefano Secondino/ANSA).

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