Quirinale: il ‘partito di Mattarella’ alza la voce, ma il Centrodestra resiste

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di consegna delle insegne di Cavaliere dell'Ordine al Merito del Lavoro ai Cavalieri del Lavoro nominati il 2 giugno 2020 e 2021
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ROMA. – Mattarella, Mattarella, Mattarella e così per undici volte di seguito la voce di Roberto Fico echeggia nell’aula della Camera all’inizio del conteggio della sesta votazione. E si capisce subito che il risultato sarà clamoroso: 336 voti all’attuale presidente della Repubblica quando questa mattina il candidato lanciato dal centrodestra, Elisabetta Casellati, ne aveva raccolti solo 382 nonostante fosse stata indicata dai leader dello schieramento.

E’ la pancia del Parlamento che rumoreggia e ribolle e che rinvigorisce quel “partito di Mattarella” – il cui leader non è Mattarella – che sottotraccia da settimana indica la sua rielezione come la soluzione più limpida per far andare avanti il governo e mettere a regime il sistema almeno fino alla fine della legislatura. Quando entrerà in vigore il nuovo sistema elettorale che porterà ad una drastica riduzione del numero dei parlamentari.

Certo, non c’è dubbio che dietro l’onda sempre più potente di Mattarella ci sia la regia del Pd che non ha mai nascosto di essere favorevole a un bis del presidente. D’altronde non è un mistero e il Nazareno lo conferma anche questa sera con questa osservazione: “invitiamo tutti a prendere atto della spinta che da due giorni e in modo trasversale in Parlamento viene a favore della riconferma del Presidente Mattarella”.

Resta il blocco del centrodestra che resiste. E’ la Lega in particolare a non voler ascoltare gli umori dei peones ed anche, perchè no, il pubblico sentire dei cittadini che omaggiano Mattarella con indici di gradimento inarrivabili per chiunque. E poi c’è sempre il problema del “non possumus” pronunciato dal presidente in compagnia di illustri costituzionalisti. Giuristi che se da un lato concordano con il “No” di Mattarella dall’altro ricordano che una rielezione è pienamente legittima.

Manca l’accordo politico sulla rielezione del presidente e manca anche il metodo per convincerlo. Mattarella non è candidabile come Elisabetta Belloni e Franco Frattini, tanto per citare due nomi che girano nell’iperspazio delle trattative. E forse è ancora presto per tirarlo per la giacca: in fondo siamo solo al quinto giorno di votazioni e in passato ne abbiamo viste di peggio. Ma il segnale è chiaro, inequivocabile, e l’ha lanciato il Parlamento.

Sergio Mattarella è al momento quella piccola luce all’orizzonte che segnala il bel tempo che vince la tempesta. Per convincerlo però ci vorrà una processione. Di tutti, o quasi. Perlomeno dell’attuale maggioranza che sostiene il governo di Mario Draghi.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)