India: ricami e storie, l’arte “dietro” la sfilata Dior

Artisti al lavoro nei laboratori Chanakya a Mumabi, diretti da Karishma Swali.
Artisti al lavoro nei laboratori Chanakya a Mumabi, diretti da Karishma Swali. (ANSA)

ROMA. – Un’ode al ricamo, preziosissimo. E insieme un omaggio alla cultura indiana e a due dei suoi più premiati artisti contemporanei: Madhvi e Manu Parekh. Dietro la sfilata della collezione Primavera/Estate 2022 di Christian Dior andata “in scena” a Parigi qualche giorno fa, c’è un incontro fortunato tra due mondi e soprattutto due donne: Maria Grazia Chiuri, ovviamente, che dalla maison francese è l’anima, e Karishma Swali, direttrice creativa dei laboratori Chanakya a Mumabi, conosciutissima in patria per Jade, la sua lussuosa linea di abiti da sposa, e fondatrice della Chanakya School of Craft, il primo istituto no profit in India dedicato all’artigianato, alla cultura e all’espressione femminile.

Dal 2017 a oggi la Chanakya ha offerto un futuro a centinaia di donne svantaggiate, in particolare proprio attraverso l’insegnamento dell’arte del ricamo, ottenendo anche importanti riconoscimenti nazionali e mondiali. “Conosco Maria Grazia Chiuri da tempo – racconta la Swali all’ANSA – Abbiamo iniziato a collaborare nel 1995 e credo sia una delle esperienze più gratificanti del mio lavoro. Ci unisce la comune passione per l’eccellenza nell’artigianato e l’impegno per la conservazione delle comunità artigianali indigene.

Personalmente imparo ogni giorno dalla sua curiosità e dal suo genio creativo. Lo scorso anno – prosegue – le ho presentato i Parekh, artisti celeberrimi in India, di cui colleziono opere da anni. Volevamo trovare insieme un modo per celebrare la cultura, l’eccellenza artigianale e le incredibili eredità indiane, così abbiamo iniziato a immaginare un’installazione artistica che usasse proprio il linguaggio del ricamo a mano, con cui tra l’altro Manu Parekh aveva lavorato più di 20 anni”.

Il risultato è quella serie di monumentali opere che abbiamo visto a far da scenografia alla sfilata della collezione Dior a Parigi (e poi al Museo Rodin) e che hanno “tradotto” su tessuto le creazioni di diversi decenni dei Parekh. Un’eccezionale installazione di 340 metri quadri, ricamati da 320 maestri artigiani, per la quale la Chiuri ha collaborato anche con le curatrici Maria Alicata e Paola Ugolini, e che grazie alla maison francese ora ha fatto il giro del mondo sulle riviste con i suoi colori sgargianti e le grandi forme, raccontando su parete la dicotomia maschile/femminile secondo i Parekh. Ovvero non come opposizione, ma come complementarità e arricchimento perpetuo. Un mondo magico, dove modernismo e tradizione indiana sembrano confluire, tra racconti popolari abitati da divinità del villaggio, foreste, animali, bambini, paesaggi mentali e spirituali.

“Abbiamo lavorato a stretto contatto con gli artisti durante tutto il progetto – racconta ancora Karishma Swali – Lo sviluppo di nuove tecniche artigianali è un processo molto istintivo e insieme ci siamo occupati dell’interpretazione di queste opere in modo molto spontaneo, consentendo alle linee e alle forme vivide immaginate dagli artisti di guidarci. Abbiamo utilizzato, ad esempio, particolari tecniche di tessitura ad ago, in cui strati di fili di iuta grezza vengono sparsi, finemente pettinati e quindi tessuti con piccoli punti per creare profondità e consistenza. Il nostro obbiettivo – prosegue – era celebrare la cultura indiana nelle sue molteplici forme”.

Un incontro, quello con la maison francese, che non la stupisce. “Benedetta da una miriade di culture, costumi e religioni – dice la Swali – l’India è davvero una terra di meraviglie e pluralità di anime e, indubbiamente, uno dei nostri più grandi tesori è proprio l’arte e l’artigianato”.

Dall’altra parte, prosegue, “sin dal primo lancio nel 1947, ciascuna delle collezioni Dior evoca sensualità attraverso ricami intricati e motivi distintivi. Oggi però il savoir faire del ricamo a mano in Europa sta rapidamente scomparendo e la maestria di quest’arte è nelle mani solo di pochissimi artigiani, il che rende imperativo preservare questo inestimabile tesoro e trasmetterlo alle generazioni future”.

Ma dopo due anni di pandemia, come sta oggi la Moda in India? “Come nel resto del mondo – risponde – la pandemia ha colpito diverse sfere della nostra economia. E sfortunatamente, le nostre comunità artigianali hanno subito un duro colpo, che le mette a rischio sopravvivenza. Anche per questo, collaborazioni come quella con Dior, sono ancora più importanti, per accendere un faro, oltre che celebrare, la meraviglia delle loro abilità, davvero uniche al mondo”.

(Di Daniela Giammusso/ANSA)

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