Alda Fendi: “L’arte non può essere a pagamento”

Alda Fendi in una recente foto.
Alda Fendi in una recente foto. (Artribune)

ROMA. – “Non si può far pagare l’arte. Deve essere alla portata di tutti. Per questo mi chiamano la mecenate ribelle. E’ democrazia che la gente possa avvicinarsi all’arte. E’ un bene di tutti, non solo per chi può permetterselo. Quando mai si deve chiedere un costo?”.

Alda Fendi spiega così perché da sempre gli “esperimenti” della sua Fondazione sono proposti al pubblico gratuitamente. E’ così anche per ammirare ‘Giovane donna’, il dipinto cubista di Pablo Picasso del 1909 esposto da pochi giorni a fine maggio a Palazzo Rhinoceros, l’edificio del Seicento all’ombra del Palatino e del Campidoglio restaurato dall’archistar Jean Nouvel, diventato dal 2018 il ‘giocattolo’ con il quale l’ultima delle sorelle che hanno segnato il mondo della moda tiene viva la sua passione per il bello.

Galleria d’arte con installazioni multimediali, residenza con 24 appartamenti lussuosi, ristorante ricercato e bar con i tavoli distribuiti su una doppia terrazza che offre una vista mozzafiato a 360 gradi sul nucleo archeologico di Roma tra il Circo Massimo, la Bocca della Verità e l’ Arco di Giano… Alda Fendi ha trasformato quello che era un rudere in un polo culturale multitasking di sei piani.

La tela di Picasso mai vista in Italia e inaugurata con un party by night gremito di vip e gente comune è solo l’ultimo appuntamento con le opere straordinarie concesse dall’Ermitage di San Pietroburgo. L’accordo avviato con il prestigioso museo russo proprio per celebrare l’inaugurazione di Rhinoceros ha già portato a Roma per la prima volta la scultura l’Adolescente di Michelangelo, visto da 22 mila persone, e nel 2019 la tela di El Greco che raffigura i Santi Pietro e Paolo, patroni della capitale.

Poi la bufera Covid – che ha toccato direttamente anche Alda (“sono stata tra le prime persone ad ammalarmi e ho passato un mese e mezzo durissimo”, ricorda) – ha bloccato tutto, ma la Fondazione ha continuato a lavorare per farsi trovare pronta al ritorno verso la normalità. Quando si parla di mecenatismo Alda Fendi mostra di avere le idee ben chiare.

“Lo Stato non sostiene questo tipo di iniziative, la burocrazia ti ostacola, nessuno si assume una responsabilità. I privati si stanno tirando tutti indietro. Sono rimasta l’unica, una bestia rara, mi dicono che sono pazza. All’estero ci sono agevolazioni fiscali, invece qui da noi per queste cose che costano tantissimo pago l’Iva al 22 per cento”. A spingerla però – chiarisce – è l’amore per Roma e per l’Italia.

“I rischi sono ripagati dalle soddisfazioni. Rifarei tutto da capo. Non mi sono mai pentita di aver speso mezza lira in più. Trovo che chi è riuscito ad affermarsi deve dare indietro, non si può soltanto prendere dalla vita ma anche restituire”.

“I mecenati sono molto narcisi – osserva – ma io sono stata abituata a puntare sempre al massimo, secondo l’insegnamento di mia madre. Oltre al ritorno di immagine a guidarmi è l’amore e il gusto per le cose belle, per noi è come l’ ossigeno. Ma devi avere cultura anche se fai un paio di scarpe. Non condivido però il mecenatismo delle case di moda: invece di pagare le pagine sulle riviste del settore che costano tantissimo a loro conviene farsi pubblicità in questo modo. Trovo che sia sfruttare l’arte per il commercio. Io non l’ho mai fatto. Non mi piace pagare l’arte e far finta di esser mecenati solo per un ritorno commerciale”.

Alda Fendi ricorda di aver deciso di tuffarsi in questa avventura nel 2000, quando le cinque sorelle hanno ceduto il marchio a Vuitton. “Non potevo stare ferma e ho pensato di dedicarmi all’arte che amo fin da bambina. Con Raffaele Curi, che ne è il direttore artistico, abbiamo creato nel 2001 la Fondazione Alda Fendi Esperimenti per proporre sempre cose nuove e cercare di sorprendere tutti”.

Il primo passo sono stati gli scavi nell’abside della Basilica Ulpia, davanti alla Colonna Traiana, nell’area dei Fori Imperiali, con la scoperta dei marmi colorati. “Lo storico sovrintendente Adriano La Regina lo definì il più grande ritrovamento degli ultimi cinquanta anni – racconta Alda -. Parlai con mio marito e le figlie Giovanna e Alessia per proporre il finanziamento degli scavi che dagli iniziali duecento metri quadrati a cielo aperto arrivarono a 400. Non ricordo a quanto ammontò l’impegno economico notevolissimo, ma ero contenta perché la fondazione cominciava con uno scavo archeologico durato tre anni. Solo un privato poteva riuscirci in tempi così’ ridotti”.

Poi si sono succeduti spettacoli tra teatro e performance ai Fori, il balletto al Senato Romano con Roberto Bolle, il regalo alla capitale dell’illuminazione notturna dell’Arco di Giano affidata al tocco di Vittorio Storaro per l’avvio di Palazzo Rhinoceros, mostre e installazioni tra pittura, fotografia e videoarte.

Per questa sua opera di mecenatismo nel 2019 Alda Fendi ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’onorificenza di Commendatore e nel 2020, in occasione dei suoi 80 anni, la Legione d’Onore dal Presidente francese Emmanuel Macron. Il suo sogno, confessa, è la prossima cosa da fare. “Quella appena realizzata sparisce in fretta. Bisogna rinnovarsi continuamente, guardare sempre al futuro, e io sono orgogliosa di continuare a fare bei regali alla mia città e alla mia nazione”.

(di Luciano Fioramonti/ANSA)

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