Italiani in Ucraina: “La nostra paura in terra straniera”

Ucraini in una stazione del metro a Kiev
Ucraini in una stazione del metro a Kiev. EPA/STRINGER

ROMA. – C’è chi questa sera avrebbe debuttato col suo nuovo spettacolo teatrale, chi ha la propria famiglia a Kiev e chi, invece, in pochi anni ha creato il proprio marchio esportando il made in Italy in Ucraina. Le loro voci sono spezzate, tremolanti, impaurite. Sullo sfondo si sentono distinti i rombi degli aerei, mentre al telefono o su Skype provano, da italiani, a raccontare l’inizio della guerra in terra straniera.

“Sembrava un film, ho visto bambini e genitori terrorizzati piangere insieme”, racconta il pugliese Paolo Chiafele, dal 2016 a Kiev dove ha fatto conoscere il caciocavallo della sua terra. In un ex ufficio nei sotterranei dell’ambasciata si ritrovano invece decine di italiani. Tra loro ci sono anche il regista veronese Matteo Spiazzi, insieme con la coreografa Katia Tubini e Cristiano Zanus Fortes.

“Qui la situazione cambia di minuto in minuto. Alle 5 di questa mattina siamo stati svegliati dal suono delle esplosioni”, raccontano. E alla parola “guerra” raggelano. “Non riusciamo neanche a pronunciarlo quel termine”, dicono. Eleonora, invece, è rinchiusa in casa in un quartiere a pochi passi dall’aeroporto. Descrive una “città deserta”, con i residenti fuggiti subito dopo le esplosioni. Dalla sua abitazione riesce a vedere le colonne di auto che provano a lasciare la città.

Gli italiani si ritrovano anche nelle chat, dove si scambiano informazioni e consigli su come muoversi per mettersi in salvo o tornare a casa. Quello che accomuna i racconti del primo giorno dell’invasione russa è l’incredulità. “Non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere”, dicono un po’ tutti gli italiani che da anni ormai vivono o frequentano l’Ucraina.

“Sono qui da 20 anni – dice Eleonora, originaria di Matera -, sono laureata in storia dell’Europa centro-orientale e conosco bene questo tipo di dinamiche. I miei mi hanno chiesto di tornare a casa, ma è improponibile. Qui ho la mia vita, mio marito, mio figlio, i miei amici. Resto al fianco del popolo ucraino. C’è una sensazione di impotenza e a prevalere è la rabbia. Gli ucraini hanno il desiderio di difendere il loro Paese”.

“Lavoro qui da molti anni – le fa eco Matteo, regista teatrale di Verona -. Ho fatto spettacoli anche a Mosca. Pensavamo che Putin potesse avviare un attacco parziale nel Donbass non che facesse un’avanzata su larga scala”. Ieri sera aveva terminato le prove generali per il debutto di stasera al teatro Nazionale Accademico dell’Operetta. Il suo spettacolo, ‘The Ball’, avrebbe portato in scena la storia dell’Italia attraversando, scherzo del destino, anche le due grandi guerre. “Stavamo anche pensando – ricorda – se fosse opportuno mantenere il suono delle bombe che avevamo previsto in alcune scene”.

Oggi quel boato è riecheggiato forte e violento nelle strade della città. “La maggior parte degli italiani che conosco sono rimasti qui perché qui, come me, hanno tutta la loro vita e i loro affetti. Speriamo solo che la situazione non peggiori”, racconta lo chef lucano Michele Lacentra mentre le notizie dell’avanzata russa nella capitale ucraina rimbalzano da un canale all’altro. Bancomat, supermercati e benzinai vengono presi d’assalto, mentre si cerca un posto dove passare al sicuro una nuova notte senza sonno.

(di Domenico Palesse/ANSA)