Onu: un milione di specie a rischio, come salvarle

A Napoli la protesta delle reti sociali al G20 Ambiente.
Protesta a favore del ambiente a Napoli durante riunione del G-20 Ambiente. Archivio. ANSA

ROMA.  – Riscrivere il destino delle specie più a rischio di estinzione. Con questo obiettivo le Nazioni Unite celebrano il 3 marzo il World Wildlife Day (WWD), la giornata mondiale della natura selvatica che è dedicata quest’anno al recupero di specie chiave per il ripristino dell’ecosistema.

A essere minacciata, sottolinea l’Onu, è “tutta la vita sulla Terra, noi compresi”. La fauna selvatica e la biodiversità sono necessarie per soddisfare i  bisogni dell’uomo, dal cibo, alle medicine, all’alloggio e ai vestiti. E contribuiscono al sostentamento di milioni di persone. “Danneggiando il mondo naturale, minacciamo il nostro stesso benessere”, è il messaggio del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. “Oggi, in tutto il mondo, la fauna selvatica è in pericolo. Un quarto delle specie rischia l’estinzione, in gran parte perché abbiamo distrutto quasi la metà degli ecosistemi in cui vivono. Dobbiamo agire ora per invertire questa tendenza”, continua Guterres.

Secondo i dati dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN) Red List of Threatened Species, oltre 8.400 specie di fauna e flora selvatiche sono in grave pericolo di estinzione, mentre quasi 30.000 sono ritenute in pericolo o vulnerabili. Sulla base di questi dati, l’Onu stima che oltre un milione di specie siano a rischio. Il rinoceronte nero, il delfino Maui, lo storione dell’Alabama, l’orango potrebbero estinguersi in meno di un decennio.

“Quando pensiamo alla flora e alla fauna selvatica, pensiamo alla straordinaria diversità delle specie, dei colori, delle forme, degli adattamenti, dei comportamenti. Ma non tanto al ruolo che giocano nella resilienza, nella stabilità en ella salute degli ecosistemi in cui vivono”, osserva il direttore generale di Wwf international, Marco Lambertini.

Anche in Italia la situazione desta allarme. Il Wwf Italia descrive il Paese come “un crocevia fondamentale del traffico di specie protette e, in generale, dei crimini contro la fauna selvatica” e denuncia: mancano banche dati, norme severe e controlli. Per esempio ci sono solo 3 agenti venatori ogni mille cacciatori e bastano circa mille euro per ripulirsi la fedina penale dopo aver ucciso un orso o un lupo, che sono specie protette.

Legambiente dedica il report  “Natura Selvatica a rischio in Italia” a quelli che chiama i “magnifici sette”, stambecco, aquila reale, orso marsicano, lupo, camoscio appenninico, scarpetta di Venere e gatto selvatico. Sono specie presenti nel Parco nazionale del Gran Paradiso e nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, le due aree protette più antiche della Penisola, che festeggiano cento anni di storia. “Il modello ‘Parco’ è un esempio da incentivare, aumentando la superficie protetta del territorio e adottando misure efficaci per affrontare le cause di perdita di biodiversità e salvaguardare le specie a rischio”, dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani.

(di Chiara Munafò /ANSA).

Lascia un commento