Italiano evacuato da Kiev: “Grazie ambasciatore Zazo”

Ucraini rifugiati nella stazione Dorohozhychi della metropolitana di Kiev.
Ucraini rifugiati nella stazione Dorohozhychi della metropolitana di Kiev. EPA/ROMAN PILIPEY

ROMA. – La voce stanca di chi non dorme da 40 ore ed è scosso per le macerie e gli affetti lasciati in un Paese non più straniero, la speranza che l’incubo della guerra  in Ucraina finisca, la gratitudine per il successo dell’evacuazione da Kiev che lo vede al sicuro e in viaggio per l’Italia, dove il suo arrivo è previsto tra due giorni.

Andrea Palossi, ex dirigente della Merloni e imprenditore in Ucraina, in Europa dell’Est da 27 anni, è attualmente in Romania, a Iasi, con la moglie e due figlie di 17 e 20 anni, partite con il penultimo convoglio dopo essere state per una notte a casa dell’ambasciatore italiano, Pierfrancesco Zazo.

Palossi si è riunito a loro in Moldavia dopo essere partito con l’ultimo convoglio, quello in cui ha viaggiato lo stesso Zazo, e ha parlato con l’ANSA di quanto vissuto mentre procede il suo viaggio per le Marche, dove tra due giorni si riunirà alla famiglia di origine. “L’Unità di crisi della Farnesina aveva dato la massima allerta da un mese, dicendo a tutti di lasciare l’Ucraina con mezzi commerciali, ma l’evacuazione per attacchi è un altro tipo di operazione.

Dopo aver ospitato le persone in fuga, l’ambasciatore italiano è stato l’ultimo a muoversi da Kiev. Era nel convoglio di due autobus che trasportavano decine di donne e bambini, cui mi sono unito con la mia macchina. L’ho visto stanco, ma non spaventato. Zazo conosce il territorio ucraino, sapeva come muoversi e ha evacuato tutti prendendo le decisioni più giuste.

Lo ringrazio e ringrazio tutte le persone che hanno collaborato a questa evacuazione, sperando che la mattanza finisca al più presto”.

Palossi, 52enne, ha detto di essere in contatto continuo con amici e colleghi in Ucraina e di aver pernottato fino alla fine nella propria abitazione di Kiev, mentre l’ambasciatore ha ospitato soprattutto anziani, donne e bambini in fuga.

“Certo, in Ucraina c’erano tensioni dal 2014: la rivoluzione arancione, la cacciata di Yanukovich, i combattimenti nel Donbass, dove si diceva che i russi prima o poi sarebbero entrati. Io stesso ero giunto a questa conclusione, ma nessuno credeva che Mosca avrebbe attaccato Kiev. Putin ha fatto male i suoi conti, però. Pensava che Zelensky scappasse e che gli ucraini non fossero un popolo. Lo sono, invece, stanno combattendo e lo faranno a lungo”.

L’uomo ha fatto riferimento anche alle figlie, provate da una situazione precipitata in pochi giorni e che ha sconvolto la loro vita: “A Kiev hanno gli amici e le bombe stanno uccidendo i civili. Siamo tutti con il cuore in Ucraina”, ha concluso.

(di Valentina Maresca/ANSA).

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