Il libro del giorno: Politkovskaja, reporter per amore

La copertina del libro "Anna Politkovskaja. Reporter per amore".
La copertina del libro "Anna Politkovskaja. Reporter per amore". (ANSA)

ROMA. – Lucia Tilde Ingrosso, Anna Politkovskaja, reporter per amore (Morellini Editore. pp170, Euro 17,90). ”Io immagino il corpo come un sudario, un lenzuolo, che con gli anni aderisce sempre di più all’anima che c’è sotto. Quando si mette sul corpo, ne prende il disegno: ossa, tratti. Poi fuoriesce sempre di più l’anima, finché emerge in pieno il disegno della propria interiorità. E secondo me, anche esteticamente, Anna era questo”.

E’ bellissima la descrizione che Roberto Saviano fa di Anna Politovskaja, e che Lucia Tilde Ingrosso riporta nel suo ”Anna Politkovkaja. Reporter per amore”, quando torna in libreria nell’edizione tascabile per Adelphi anche: ”Anna Politkovskaja, la Russia di Putin”, con la traduzione di Claudia Zonghetti.

Mentre lo straordinario libro riproposto da Adelphi raccoglie le testimonianze in viva voce, pubbliche e private, della giornalista, quello di Lucia Tilde Ingrosso, più che un romanzo o una biografia è un atto d’amore, e racconta tra fiction e realtà la passione di un uomo innamorato di Anna Politovskaja, del suo lavoro, del suo saper portare la verità in superficie attraverso il giornalismo con il fine di aiutare chi soffre.

In un momento in cui la figura dell’eroica giornalista, uccisa da due sicari a Mosca il 7 ottobre del 2006 – giorno del compleanno di Putin – anche alla luce del conflitto in Ucraina, torna di straordinaria attualità, ripercorrere attraverso un racconto di fiction la storia delle sue battaglie è importante ed avvincente soprattutto per chi non ne conosce le vicende.

Non a caso il protagonista del libro, riuscirà a portare il nipote sulla strada del giornalismo proprio trasmettendo al ragazzo la sua passione, anzi il suo innamoramento, per questa donna minuta ma capace di restituire una forza straordinaria.

Tutto inizia quando il protagonista la incontra per caso in un caffè a Parigi, è il 2000 e lui, Giorgio, giovane professionista di Mantova, proietta su di lei i suoi desideri, la sua segreta genealogia, l’insoddisfazione di un matrimonio agli sgoccioli. Anna Politkovskaja diventerà una vera ossessione anche se Giorgio non andrà mai oltre una pervicace discrezione.

Sono gli anni in cui lei va quaranta volte in Cecenia affrontando fame, freddo, torture e sfidando la morte. In cui farà da negoziatrice al Teatro Dubrovka, mentre non ci riuscirà ad occupare questo ruolo per la scuola di Beslan nel 2004 perché verrà avvelenata e non potrà arrivare nel luogo in cui si compie la strage che porterà alla morte oltre 300 persone, di cui 186 bambini, e al ferimento di altre 700.

Giorgio la segue a distanza, le manda mail senza fortuna, e intanto partecipa a tutti gli eventi italiani che la riguardano. Fino poi ad incontrarla al Festivalletteratura di Mantova, la sua città, in un dibattito dell’11 settembre 2005 moderato da Nicola Nobili.

”Putin – dice Anna in quella occasione – ha scardinato lo Stato sociale. Dopo la sua riforma, tanti ragazzi non vanno più a scuola. La piaga dell’alcol è sempre più grave. Cresce il fronte dei nazionalisti. Tutti dicono che ora c’è la sicurezza, ma non è vero. Il numero di attacchi terroristici non ha precedenti nell’epoca di Eltsin. La guerra e la politica antisociale sono fra i principali errori di Putin”.

Poi meno di un anno dopo la fine tragica, l’esecuzione con un colpo finale alla nuca, davanti alla porta della sua abitazione, con le borse della spesa in mano.

(di Elisabetta Stefanelli/ANSA)

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