Ucciso attentatore Tel Aviv. Bennett: “Massima alerta”

Poliziotti israeliani di pattuglia (ANSA/ AFP/JAAFAR ASHTIYEH )

TEL AVIV. – All’indomani dell’attentato di Tel Aviv, il quarto in circa due settimane, Israele “resta in massima allerta”. Lo ha detto alla Nazione il premier Naftali Bennett, che deve ora affrontare una minaccia terroristica particolarmente difficile perché condotta almeno in apparenza da ‘lupi solitari’.

Uno di questi era appunto il palestinese Raed Fathi Hazem, 29 anni, giunto ieri da Jenin (Cisgiordania) e subito passato all’attacco nella centrale via Dizengoff dove ha ucciso tre clienti in un pub, ha ferito numerosi passanti ed è poi fuggito nonostante l’intervento immediato di mille agenti e soldati.

Dopo una nottata di ricerche convulse, Tel Aviv si è svegliata insolitamente silenziosa, in stato di angoscia. Ma alle prime luci dell’alba Hazem è stato localizzato e ucciso vicino ad una moschea di Jaffa, ad alcuni chilometri dal luogo dell’attentato. Bennett ed il ministro della difesa Benny Gantz si sono allora rivolti al Paese: “Ho dato piena libertà di azione all’esercito e allo Shin Bet (sicurezza interna) affinché sradichino il terrorismo. Potrebbe richiedere tempo. Ma come in passato, alla fine ne usciremo vincenti”.

Fra i primi a condannare l’attentato è stato il presidente Abu Mazen.  L’uccisione di civili israeliani come quella di palestinesi, ”conduce solo a un deterioramento della situazione” ha affermato. Tanto più in un periodo segnato dal Ramadan islamico, assieme con la Pasqua ebraica e quella cristiana “in cui occorre dedicare attenzione particolare a Gerusalemme”.

Dall’estero messaggi di sostegno sono giunti dal ministro degli esteri Luigi di Maio, che ha sottolineaton che “l’Italia è al fianco di Israele nella lotta al terrorismo”.

Solidarietà anche dal segretario di Stato Usa Antony Blinken e dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Da Gaza Hamas è tornato a sollecitare i palestinesi a perseverare nella lotta armata, in Cisgiordania come in Israele.

Hazem era originario di Jenin, in Cisgiordania e la sua famiglia è sostenitrice di al-Fatah. Ma oggi il padre dell’attentatore ha egualmente lodato lo zelo religioso del figlio e ha notato che, prima di essere colpito a morte, aveva recitato in moschea le preghiere del mattino del Ramadan. Anche nel suo caso gli agenti dello Shin Bet si sono trovati di fronte ad un attentatore che non apparteneva ad alcuna cellula clandestina organizzata.

Attentati del genere sono quasi impossibili da sventare per tempo, afferma lo Shin Bet. Per questo Israele si trova adesso costretto a prendere estesi provvedimenti militari sul terreno: in particolare dislocando rinforzi lungo la linea di demarcazione con la Cisgiordania settentrionale.

Israele intanto piange le tre vittime. Tomer Morad ed Eytam Magini, entrambi di 27 anni, erano due amici che avevano deciso di incontrarsi in un pub e che sono stati colpiti a bruciapelo dell’attentatore. La terza vittima è Barak Lufan, 35 anni, padre di tre figli, allenatore della squadra paralimpica.

(di Aldo Baquis/ANSAmed).