Draghi tiene sul catasto e assicura: “Resto al mio posto”

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il Ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, tengono una conferenza stampa presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il Ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, tengono una conferenza stampa presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio. (Ufficio Stampa e Comunicazione Presidenza del Consiglio)

ROMA. – La riforma del catasto si farà, perché all’archivio degli immobili italiani serve un aggiornamento e più trasparenza, ma non porterà a nuove tasse sulla casa. E’ il doppio punto fermo del governo sulla delega fiscale. Mario Draghi rassicura così – ancora una volta – il centrodestra che lo sostiene e implicitamente blinda il suo posto a Palazzo Chigi. Nessun trasloco anticipato, fa intendere, perché non è stanco e il suo impegno continuerà a essere “al massimo, facendo tutto quello che è nelle sue facoltà” fino alla fine della legislatura.

Nel faccia a faccia chiesto da Lega e Forza Italia, dunque, l’ex banchiere centrale conferma la linea sul nuovo catasto che agita tanto il centrodestra. Non lo cancella, ma nemmeno alza un muro. Anzi, mette al lavoro i tecnici del ministero dell’Economia per correggere il testo insieme ai partiti (sul sistema duale, ad esempio, si farà un lavoro tecnico per affinare il testo). Prossima verifica, dopo Pasqua.

Tanto basta a Matteo Salvini e Antonio Tajani per mostrarsi fiduciosi, a fine incontro. Soddisfatto per “l’ampia disponibilità di Draghi a risolvere i problemi”, il leader leghista accenna veloce al mantra del ‘niente tasse in più’ e si sfila dai cronisti augurando buona Pasqua. In serata puntualizza il no a stangate “né oggi né tra qualche anno”, visto che la riforma dovrebbe entrare in vigore dal 2026 e che questa “è e resta la condizione imprescindibile per votare la delega fiscale”.

Positivo pure il numero due di FI che sorride alla ‘minaccia’ della fiducia, perché “se si trova l’accordo, non serve”, fa notare. Un’ipotesi che in realtà aleggia ancora sul provvedimento che giovedì scorso ha trasformato la commissione Finanze della Camera in un ring, fino allo stop forzato e in attesa dell’approdo in Aula, ancora da definire.

Il vertice chiarificatore però sembra aver riportato il sereno. Non a caso Carlo Calenda liquida il colloquio come “teatro, non politica” con “proclami e minaccia di non voto a fronte di un rischio inesistente” e finito con un “ci siamo sempre amati”, secondo il leader di Azione. E Giorgia Meloni sminuisce: “Da Draghi solo parole”.

In realtà la quiete è apparente e dettata da un’attesa vigile e inevitabile. Soprattutto fra i leghisti, restano i dubbi su come di fatto si concilierà l’aggiornamento del catasto con la garanzia sulle tasse. I più oltranzisti si soffermano sull’apertura di Palazzo Chigi a limare la legge, segno che i timori sollevati erano fondati.

In ogni caso il primo round, durato un’ora e mezza, si chiude in un clima più di confronto che scontro, come raccontano molti. Draghi accoglie la delegazione del centrodestra di governo al completo: oltre a Lega e FI, ci sono i vertici di Udc, Coraggio Italia, Noi con l’Italia e non mancano i capigruppo parlamentari. Assieme al premier c’è il ministro dell’Economia, Franco.

Salvini e Tajani ribadiscono che non è in forse il sostegno al governo, ma sulle aliquote e su casa e risparmi non si scherza. E al coro si associano i piccoli della coalizione: tutti presenti anche per mostrare la compattezza del fronte. Lo rimarca Marco Marin di Coraggio Italia, aggiungendo che non c’è “nessuno strappo ma solo proposte costruttive per tutelare gli italiani in un momento così difficile”.

Il centrodestra replica soprattutto a Enrico Letta del Pd che poco prima del colloquio a Chigi, twitta: “Oggi il centrodestra che sostiene Draghi fa propaganda e va a protestare su questioni su cui Draghi ha già chiarito. Noi incontriamo sindacati e imprese su salari, inflazione e carovita”. Da qui la risposta trattenuta di Salvini: “Spero che Pd e M5s la smettano con le provocazioni”.

Nell’incontro il premier ignora le polemiche. Ma non avrebbe nascosto il rammarico per essere stato descritto dalla stampa come il capo di governo che vuole aumentare le tasse, assicurando che con il suo esecutivo non accadrà. Idem sull’impegno, smentendo ogni sospetto di stanchezza: “Mi stancherei moltissimo se non fossi messo nelle condizioni di poter operare, ma non è questo il caso”.

(di Michela Suglia/ANSA)