Italiana uccisa in Lussemburgo nel locale dove lavorava

Polizia Lussemburgo (GettyImages)

ROMA. – Una serata come tante, ad accogliere i clienti e supervisionare i camerieri. Poi la chiusura, i conti, l’incasso, prima di rientrare nella casa condivisa con il compagno che avrebbe dovuto sposare tra meno di un mese. Ma a casa Sonia Di Pinto, una 46enne dal sangue molisano e il presente in Lussemburgo, sabato notte non è tornata. La donna, responsabile di sala in un ristorante, è stata trovata la mattina di Pasqua nel seminterrato del locale. Il corpo riverso a terra, i segni di un forte colpo alla testa.

Le autorità indagano per omicidio, tra le ipotesi una rapina finita in tragedia, mentre la comunità di Petacciato, un paesino di 3mila anime affacciato sull’Adriatico, si stringe intorno alla famiglia, partita per raggiungere la figlia. La Farnesina intanto fa sapere che “l’ambasciata si è subito attivata ed è in contatto con le autorità competenti”.

Sonia lavorava da alcuni anni nel ristorante-pizzeria della catena Vapiano nel quartiere lussemburghese di Kirchberg, a nord est della città. Qui è stata trovata ieri mattina. Le autorità hanno disposto l’autopsia, in programma domani, mentre lavorano sulle immagini riprese dalle telecamere di sicurezza attive nella zona del ristorante, che si trova in via J.F. Kennedy, un’arteria ad alto scorrimento da cui si prende l’autostrada.

Dalle prime informazioni emerse, la pista principale sembra essere quella di una rapina finita male, anche se la polizia non esclude altre ipotesi. A una rapina pensa anche il fidanzato di Sonia, Sauro Diogenici. “Non credo sia stato un omicidio premeditato. Era una persona tranquilla, non aveva nemici. Faceva il suo lavoro e lo faceva bene”, spiega raggiunto al telefono dall’ANSA. “Non me l’hanno fatta vedere, mi hanno solo detto che un gran colpo le ha fracassato il cranio”, dice con un filo di voce.

Sonia e Sauro convivevano da 5 anni. Negli ultimi tempi erano alle prese con i preparativi del matrimonio. “Ci saremmo dovuti sposare il 14 maggio”, racconta l’uomo, di origini umbre. “Lei era solita rientrare tardi, quando io già dormivo. Ieri al mio risveglio non c’era, ho pensato fosse uscita. Aspettavamo amici a pranzo… invece l’hanno uccisa”, dice ancora.

Dopo che la polizia l’ha informato della morte di Sonia, ha esternato il suo dolore sui social: “Eravamo felici, mi hanno strappato l’anima. Sei stata sempre la migliore tra noi due, non riesco ad accettarlo”. Poi ha postato una foto di Sonia sorridente, così come vuole ricordarla. Che Sonia fosse una donna sorridente, gentile e altruista lo testimoniano i racconti di chi l’ha conosciuta a Petacciato, il paese in provincia di Campobasso da cui proveniva e dove ieri i suoi genitori e i fratelli hanno ricevuto la peggiore delle notizie, poco dopo essere rientrati dalla messa di Pasqua.

A ricordarla con affetto è la sezione locale della Protezione civile di cui Sonia aveva fatto parte. Cordoglio anche dalla scuola di Kung Fu, dove era diventata cintura marrone: “Ricordiamo tutti Sonia come un’atleta, donna tranquilla e gentile con tutti. Una ragazza dolcissima e sempre disponibile”, si legge in un post della scuola. “Ha perso la vita in modo assurdo, per una rapina sul posto di lavoro, per una manciata di euro”.

La morte di Sonia ha lasciato tutto il paese “nello sconcerto”, afferma il sindaco di Petacciato, Roberto Di Pardo. “Sonia era partita 4-5 anni fa per trasferirsi in Lussemburgo, dove viveva e lavorava. E’ stata sempre una ragazza che si è distinta per la sua voglia di fare ma anche per l’impegno sociale – ricorda il primo cittadino -. Il dolore, lo smarrimento sono i sentimenti prevalenti dell’intera comunità. Assurdo morire così. Assurdo. Difficile capacitarsi”.

(di Laura Giannoni/ANSA)

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