Scoppia il ‘Catalan Gate’, indipendentisti accusano la Spagna di spionaggio

Pere Aragonés

MADRID — “Spionaggio di massa”. È questa l’espressione più ricorrente in Spagna tra chi sta facendo riferimento al ‘Catalan Gate’, un caso venuto alla luce nelle ultime ore e che rischia di alimentare un nuovo capitolo di tensioni nella lunga diatriba politica tra Barcellona e Madrid.

Al centro delle attenzioni ci sono informazioni pubblicate dalla rivista The New Yorker e del quotidiano El País, basate su un report del gruppo di ricerca dell’Università di Toronto Citizen Lab, secondo le quali circa 60 esponenti dell’indipendentismo catalano — tra cui rappresentanti di governo, deputati e attivisti —sarebbero stati vittime di tentativi di spionaggio attraverso il discusso software Pegasus. Questo sistema virtuale — creato dalla società israeliana Nso e venduto preferibilmente ad agenzie governative — è attualmente al centro di un’inchiesta del Parlamento europeo dopo che in passato si sono diffusi sospetti di un suo possibile uso illegale da parte alcuni Stati membri.

Le notizie su un presunto utilizzo di Pegasus per spiare leader catalani — che sarebbe avvenuto almeno tra il 2017 e il 2020 — ha scatenato reazioni di indignazione negli ambienti secessionisti.

“Siamo di fronte a un’autentica operazione di Stato, diretta contro rappresentanti di istituzioni democratiche”; ha tuonato l’attuale presidente regionale Pere Aragonés, indicato come una delle vittime dell’operazione di sorveglianza.

L’indipendentismo catalano chiede al governo spagnolo di “assumersi le proprie responsabilità” e “fare chiarezza” sull’eventuale coinvolgimento delle autorità statali nel caso, battezzato ‘Catalan Gate’ da Citizen Lab “È necessaria un’indagine interna con supervisione indipendente”, ha affermato Aragonès, aggiungendo che in questo momento la fiducia nello Stato “è gravemente danneggiata” e facendo anche capire che la già discontinua linea di dialogo politico con Madrid potrebbe risultare compromessa.

Dall’esecutivo centrale del premier socialista Pedro Sánchez viene tuttavia smentita qualsiasi implicazione nella vicenda.

“Il governo non ha assolutamente nulla da nascondere”, ha affermato la portavoce Isabel Rodríguez, “noi non c’entriamo niente”. Rodriguez ha aggiunto che la Spagna “è uno Stato democratico e di diritto nel quale si rispettano scrupolosamente i diritti e le libertà individuali”.

Ma la polemica, per il momento, rimane aperta. E anche da Podemos, socio di governo di Sánchez, arrivano inviti a “indagare” per non lasciare “nessuna ombra di dubbio” sulla vicenda.

Redazione Madrid