Piccola Italia, l’asilo nido della “little Italy” di Madrid

Sabina Petillo, fondatrice e Direttrice dell’asilo nido Piccola Italia

MADRID – “L’idea è nata quando ero in procinto d’essere madre per la prima volta. Ed è andata maturando fino a trasformarsi in realtà. A Madrid non esisteva un asilo nido italiano. C’erano la ‘Scuola Materna Italiana’ e la ‘Scuola Statale’ ma non un asilo nido, una struttura con le caratteristiche di ‘Piccola Italia’”. 0 – 3. Non è il risultato di una partita di calcio; neanche di un match di tennis. È la fascia di età di cui si prende cura ‘Piccola Italia’, l’asilo nido fondato e diretto da Sabina Petillo.

La “Little Italy madrileña” è un fazzoletto di viali, di strade e stradine che si sviluppano attorno alla nostra Cancelleria Consolare, alla Scuola Statale Italiana e alla Camera di Commercio Italiana per la Spagna. “Piccola Italia” si trova in questo enclave, tra bar e ristoranti in cui si parla italiano e si respira l’aroma della cucina del nostro Mediterraneo.

– Insieme a mio marito, mi son dedicata a costruire questo progetto; a pensare su ciò che si poteva fare e a come farlo – ha proseguito Sabina nel suo racconto -. Per svolgere questa attività è imprescindibile trovare il locale adatto. Abbiamo svolto anche una piccola indagine sulla comunità italiana. Gli italiani sono tanti. Molti sono registrati all’anagrafe, tanti altri non ancora. Quindi abbiamo deciso di imbarcarci in questa avventura.

– È laureata in…

– Il mio è un iter un po’ particolare – ha detto sorridendo, prima di entrare nei dettagli -. Sono laureata in archeologia medievale.

Evidentemente non siamo riusciti a nascondere la nostra sorpresa perché ha proseguito divertita:

– Lo so, non ha nulla a che vedere con la mia attuale attività. Ho seguito il percorso classico: ho frequentato il liceo, ho studiato lettere classiche all’Università di Firenze e mi sono laureata in Archeologia Medievale. Per completare la mia tesi di laurea sull’importazione della ceramica medievale andalusa dell’Italia tirrenica, sono venuta in Spagna. Ho scritto la tesi e l’ho presentata. Sono tornata a Madrid nel 2001 con il desiderio di promuovere e divulgare la lingua italiana.  Ho seguito corsi ed ottenuto il certificato dell’insegnamento avanzato della didattica dell’italiano come lingua straniera presso l’Università di Siena.

Ci dice che la sua formazione non si è fermata lì. Ha ottenuto il “Certificado de Aptitud Pedagógica”, indispensabile per l’insegnamento nelle scuole elementari e il diploma di “Técnico Superior de Educación Infantil” presso l’Università Complutense.

– Ho lavorato sei anni, forse anche un po’ di più, nel “Centro italiano” – ha affermato -.  Non esiste più – ha commentato con malinconia -. Era una scuola privata in cui si insegnava l’italiano come lingua straniera. Successivamente, prima che nascesse mio figlio, ho sentito la necessità di fare altro. Mi sono impiegata presso la casa editrice Santillana. In concreto lavoravo in due collezioni: “Suma de Letras”, che si occupava essenzialmente di romanzi, e “Aguilar”, specializzata soprattutto in saggistica leggera.

– Quando è nato il terzo figlio, l’idea dell’asilo nido stava prendendo forma – ha proseguito -. Decisi di lasciare il lavoro e dedicarmi al progetto. Ho cominciato col cercare un locale. La zona era chiara: doveva essere, questa, vicino alla Scuola Italiana. È un quartiere molto urbano; per questo, trovare un locale con i requisiti che esigeva la “Comunidad de Madrid” non è stato facile. Un asilo nido deve essere un ambiente arioso, con finestre, con ventilazione… Un giorno, passeggiando con mio marito, vedemmo questo locale. Era un ristorante abbandonato. Ce lo mostrarono. Mio marito disse subito che era l’ideale. Io, a dir la verità, non ne ero molto convinta ma poi ho capito che poteva essere quello che cercavo. Una volta trovato il locale, l’iter burocratico è stato molto veloce

Una grossa responsabilità

0 – 3 anni. Bambini in una fascia di età che richiede un’attenzione particolare. Prendersi cura di loro è assumersi una grossa responsabilità. Ci chiediamo, perché? Perché dedicarsi a bambini così piccoli? Sabina ha spiegato che la ragione principale è stata l’assenza di un asilo nido italiano.

– Non è mai stata mia intenzione entrare in concorrenza con la Scuola Materna italiana – ha precisato -. Sarebbe stata una battaglia persa. La mia idea è sempre stata quella di stabilire una collaborazione. Il bambino necessariamente realizza un percorso: asilo nido, scuola materna, elementari ecc. Esistendo già la Scuola Materna e quella “Statale”, non avevo che una scelta. Ho conversato con i responsabili della Scuola Materna, è stata tra le prime cose che ho fatto, ed è cominciata una bella collaborazione. Quando iniziano le iscrizioni, ai genitori dei bambini che hanno frequentato l’asilo nido e che decidono di iscrivere i propri figli alla Scuola Materna Italiana, rilascio un certificato di frequenza.

Ha spiegato che è di aiuto per iscriversi. Lo è soprattutto per le famiglie spagnole. Ed infatti, ha sostenuto che la “Piccola Italia”, come d’altronde anche la Scuola Materna e la Scuola Statale, è frequentata da molti figli di famiglie spagnole.

– Il nostro asilo nido è bilingue – ha precisato -. Così, per i nostri bambini, l’approdo alla Scuola Materna italiana non rappresenta un grande impatto. Abbiamo aperto circa sei anni fa – ha detto. Poi ha proseguito, senza riuscire a contenere orgoglio ed emozione:

– Ho visto quest’anno bambini che avevano frequentato la nostra “Piccola Italia”, hanno concluso poi il percorso nella “materna” e ora hanno iniziato quello delle elementari. Mi ha fatto un certo effetto…

– Quali sono le difficoltà che implica prendersi cura di bambini così piccoli?

– Si dice 0 – 3, però in realtà, accettiamo solo bambini dai sei, sette mesi in avanti – ha confessato -. Non accettiamo neonati. È un lavoro di grossa responsabilità. Il principale scoglio che potrebbe presentarsi quando si inizia un’attività di questo tipo è la relazione con le famiglie. C’è bisogno della loro collaborazione. La mamma, soprattutto se è mamma di figlio unico, ha bisogno di essere tranquillizzata; di sapere che lascia il suo bambino in un contesto sicuro. Abbiamo una struttura che lo garantisce. Come? Abbiamo due classi e, per ogni classe, due educatrici. Quando ci sono bambini così piccoli, una persona non è sufficiente. Nella classe dei più piccini abbiamo bambini dai 6, 7 mesi fino ai 16 o 17. È una fascia di età un pochino eterogenea. Con due educatrici in ogni classe, si riesce a soddisfare le loro esigenze. Non solo è necessario trovare il personale idoneo, bisogna anche saper mantenerlo. Andare d’accordo e creare un ambiente di lavoro piacevole non è sufficiente. Bisogna anche retribuirlo adeguatamente. La gestione economica è molto difficile.

– Sempre lo è…

– Eh, sì – ha ammesso -. Abbiamo aperto questa attività senza aver ricevuto aiuti da nessuno. Abbiamo chiesto ed ottenuto un credito Enisa. Lo Stato italiano non sovvenziona questo tipo di attività. Anche così, siamo andati avanti con la nostra idea.

Una giornata organizzata

Immaginiamo quanta creatività sia necessaria per mantenere sempre attivi i bambini. Se per un adulto, a volte, è difficile non annoiarsi, immaginiamoci quanto possa esserlo per i più piccini. Da qui la nostra curiosità per sapere con quali attività riempie la giornata il bambino nella “Piccola Italia”.

– C’è una routine molto precisa – ha spiegato Sabina -. In questa fascia di età, i bambini hanno bisogno di capire quando si fa una cosa e cosa viene dopo. Il loro orologio è segnato dal bisogno fisiologico, da una parte, e da quello che l’adulto propone, dall’altra. I bambini conoscono la nostra routine. Sanno che alle 9 c’è il momento dell’entrata e del gioco libero. A questo segue il momento corale: quello dell’Assemblea. Vi prendono parte tanto i più piccini come quelli un pochino più grandi. Ci sediamo in circolo… per modo di dire. C’è chi è seduto, chi è in piedi, e chi gattona. Si cantano delle canzoni. Sono sempre le stesse. La ripetizione è ciò che aiuta e rassicura i bambini di quest’età. Sono canzoni in italiano o in spagnolo. Non le traduciamo. Ci comportiamo come una famiglia mista, bilingue. Dopo l’Assemblea, i piccolini della “Classe Nuvola”, fanno la “siesta”; i più grandicelli, invece, cominciano la prima attività. Questa può essere un’attività manuale, di gioco guidato o di gioco sensoriale.

Ha spiegato che ci si può organizzare per una manualità legata alla stagione… magari pittorica…

– In questa fascia di età – ha precisato – si dipinge con le mani o con le spugne. Niente pennelli. Una parte del gioco guidato ha un risvolto pedagogico. Ad esempio, i giochi d’incastri. Ci sono, poi, attività sensoriali, sempre relative alle stagioni dell’anno. Se cominciamo a lavorare sull’autunno, allora lo facciamo con i frutti dell’autunno. Abbiamo una sala di psicomotricità. In autunno l’abbiamo trasformata in un bosco riempiendola di foglie raccolte nei parchi. Ai genitori abbiamo chiesto di portarci i frutti dell’autunno. Quindi, creata l’atmosfera dell’autunno, abbiamo lasciato che i bambini si dedicassero ad esplorare. Lo stesso abbiamo fatto con la primavera. Così i bambini hanno un approccio con la realtà. Cerchiamo di usare sempre molto materiale reale. Ad esempio, facciamo dipingere con la frutta o la verdura. Il colore giallo, con il limone; il colore verde, con il broccolo e via dicendo. Si lavora molto con l’associazione reale tra materiali e colori…

– E la comunicazione, sono bambini…

– Il nostro team – ha affermato – è formato da quattro educatrici. Tre sono italiane ed una è spagnola. Ci sono poi anch’io, quando c’è bisogno. L’educatrice italiana naturalmente parla in italiano; quella spagnola, in spagnolo. Le canzoni, la lettura dei libri sono il veicolo principale per spiegare ai bambini… I libri illustrati sono molto utili e importanti.

Ha precisato che i bambini, quando cominciano a parlare, lo fanno nella lingua in cui si sentono più a loro agio.

– Noi – ci ha detto – non diremo mai: “ora mi devi rispondere in italiano”. No, assolutamente. Una volta a settimana facciamo anche teatro, con storie relative agli argomenti, ai temi su cui stiamo lavorando. Ad esempio, se stiamo lavorando sui colori, il teatrino si centrerà sui colori.

Una decisione difficile

Che una famiglia italiana decida d’iscrivere il figlio ad un asilo nido italiano non sorprende più di tanto. Che una famiglia mista decida di fare altrettanto neanche meraviglia. Che la decisione la prenda una famiglia spagnola, invece, sconcerta. Pensiamo che non sia la prassi ma l’eccezione. Ed invece non è così. Allora ci chiediamo: perché la decisione di far frequentare un nido d’infanzia italiano?

Sabina dubita prima di offrire una sua spiegazione. Ha cominciato col chiarire:

–  Nel caso della famiglia mista, più che il padre ci contatta la madre. Ti dice che in casa si parla spagnolo ed ora che ha un figlio ha il dubbio. Chiamano per chiedere un consiglio… C’è chi ha ben chiaro che desidera che il figlio impari sia l’italiano sia lo spagnolo. E c’è chi, invece, sceglie l’asilo nido del quartiere. L’italiano, pensa, comunque lo parlerà perché io sono italiano. Chi viene da noi, in realtà difficoltà non ne ha. Noi chiediamo ai genitori di continuare in casa questo dualismo: che, con il bambino, il genitore italiano parli sempre italiano e il genitore spagnolo sempre in spagnolo. Ciò a prescindere se poi la comunicazione tra la coppia si svolge in spagnolo. I genitori spagnoli, con il tempo, piano piano, si rendono conto che forse per aiutare i figli, è meglio se frequentano un corso d’italiano. All’inizio abbiamo offerto lezioni d’italiano ai genitori.

– Qual è il numero massimo di alunni per ogni classe.

 – In totale, tra le due classi, abbiamo una trentina di alunni quando l’asilo è pieno – ha affermato -. È il numero che ci permette di offrire quasi un’attenzione personalizzata. Siamo come una famiglia, un piccolo asilo nido e non una “catena” di asili. Il genitore non parla con un ente, parla con me. Sono chi gestisce, chi si accolla tutte le responsabilità. Il mio unico interesse è che tutto funzioni bene. Ciò vuol dire che i bambini siano seguiti, che nessuno si faccia male, che nessuno sia scontento. È il mio progetto; è il mio lavoro. Non sono un’impiegata. È la filosofia che trasmetto alle ragazze che lavorano con me.

– Da che ora a che ora siete aperti?

–  Dalle 8:30 alle 17:00, almeno quest’anno – ha precisato -. Prima della pandemia, restavamo aperti fino alle 18:30. Dopo la pandemia – ha ammesso -, abbiamo riaperto con timore. Non sapevamo quello che sarebbe accaduto. Anche per questo ho preferito un orario più ridotto. È andato tutto bene. Per l’anno prossimo, già mi è stato chiesto il turno pomeridiano. Vedremo…

– Quindi i genitori ti affidano i bambini al mattino e vengono a riprenderli al pomeriggio…

–  Solo in pochi casi – ha commentato -. L’anno in cui “Piccola Italia” è rimasta aperta fino alle 18:30, dei bambini che mi erano affidati al mattino, solo due restavano anche al pomeriggio. Quello del pomeriggio è un turno parallelo. Vuole andare incontro ai genitori che hanno un orario particolare: liberi professionisti, medici, infermieri.

– Avete bambini che pranzano da voi, qual è il menù?

– Abbiamo un catering ecologico – ha spiegato -. Non cuciniamo in asilo. È stata una scelta molto pratica. Il catering ha i suoi controlli di qualità, di sanità, eccetera. Quindi, riceviamo il pranzo già controllato. La scelta è ricaduta su un catering ecologico perché, purtroppo, non ne abbiamo trovato uno italiano. Ci sono i catering industriali; ma, sono inadeguati ad un asilo, soprattutto in questa fascia di età. Questo catering ecologico, si chiama “Marisa Fernandez”, dal nome della fondatrice. Abbiamo un contatto diretto, privilegiato con lei. Tutto è cucinato senza latte, né la proteina del latte. Per cui anche un bambino allergico può mangiare il nostro menù. Inoltre, non ci sono frutti secchi, che in molti casi sono impiegati come conservanti; tutto è cucinato al momento. I genitori ci devono compilare un modulo di alimentazione per indicarci cosa possono o non possono mangiare i bambini, soprattutto i più piccoli. Ad esempio – ha spiegato Sabina, prima di concludere -, dobbiamo sapere se nella loro alimentazione hanno già introdotto il pesce, le verdure eccetera. Per i più piccoli il menù è praticamente alla “carta”. I più grandi mangiano un primo e un secondo che va con il suo accompagnamento e poi la frutta. Se i genitori hanno dubbi diamo loro il numero di telefono della direttrice del catering. Insomma, agiamo con la massima trasparenza…

Mauro Bafile

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