Le fosse comuni di Mariupol scioccano il mondo

Immaggini satellitari Planet del 20 aprile mostra quella che sarebbe una fossa comune nell'area del villagio di Vynohradne, alla periferia di Mariupol. (ANSA)

ROMA.  – Sono gli occhi dei satelliti a impedire che i morti di Mariupol siano inghiottiti da una terra senza croci, senza lapidi e senza memoria. Sono le nuove immagini fornite da Maxar Technologies a diventare testimoni pietose della mattanza.

Grazie a loro sappiamo che migliaia di corpi, fino a 9 mila, stima l’amministrazione locale, sono sepolti in fosse comuni a Manhush, 20 chilometri a ovest della città per la quale la definizione di ‘martire’ non basta più.

Un ampio quadrato di terra spoglia, rettangoli di terra smossa l’uno accanto all’altro, scavati con sistematicità. Ciascuna fossa, ha scritto il New York Times, misura 10 per 6 piedi. In metri, poco più di 3 per quasi 2. Quanto basta per contenere più corpi ciascuna. Le prime file sono comparse nella seconda metà di marzo, il 6 aprile le immagini mostrano altre 200 buche scavate di fresco che occupano poco più di 4.000 metri quadrati, man mano che che la follia dei russi si accaniva sui civili, uccisi e portati via con i camion, ha detto il sindaco Vadim Boychenko che ha citato testimonianze di chi è ancora vivo.

Raccolti in diverse parti della città, rinchiusi alla rinfusa in sacchi di plastica, senza nome, senza data. Fino a 22.000 abitanti di Mariupol potrebbero essere stati uccisi dall’inizio dell’offensiva, secondo un bilancio per forza di cose provvisorio. E l’area scelta dai russi, mostrano i satelliti, ha ancora tanto spazio da scavare.

All’inizio li abbandonavano per strada nella fretta. Poi hanno iniziato a bruciarli nei crematori mobili. Altri ancora li hanno buttati in buche improvvisate. Ma i corpi dei civil trucidati sono diventati troppi. E allora i russi si sono Messi a scavare fosse comuni allineate, disposte in modo da sfruttare al massimo lo spazio. Con una sistematicità che evoca immagini di altri stermini.

Assieme alle fosse continuano ad accumularsi le accuse di crimini di guerra contro Mosca sempre più suffragate da prove, soprattutto quelle scoperte dopo il ritiro delle forze russe dalla regione di Kiev. Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani, ha detto a Ginevra che in una missione di ricognizione a Bucha il 9 aprile è stata documentata l’esecuzione sommaria di almeno 50 civili, e sono state registrate numerose azioni dei russi “che possono equivalere a crimini di guerra”. Ma ci sono anche i quasi 1.000 civili freddati uno a uno nei sobborghi di Kiev nonostante le fasce bianche legate al braccio per far capire di non essere militari.

Esperti forensi ucraini insieme a investigatori francesi stanno esaminando i corpi, ha detto ai giornalisti Oleksandr Pavliuk, capo dell’amministrazione militare regionale di Kiev. “Quello che abbiamo visto sono mani legate dietro la schiena, gambe legate, spari nella parte posteriore della testa”. Esecuzioni.

Sono solo le ultime delle tante prove che team internazionali in collaborazione con le autorità ucraine e in particolare con il commissario per i diritti umani del parlamento di Kiev Liudmyla Denisova stanno raccogliendo per tentare di presentare a Putin il conto finale in quella Norimberga del XXI secolo sulla cui creazione sarà l’esito della guerra a decidere.

(di Eloisa Gallinaro/ANSA).

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