‘Catalan Gate’: l’indipendentismo alza i toni alla vigilia di un appuntamento cruciale per il governo in Aula

Il Presidente del Governo, Pedro Sánchez

MADRID — Ore delicate per il governo di Pedro Sánchez in Spagna. Il premier si prepara ad affrontare domani presso il Congresso dei deputati la cruciale votazione per convalidare un sostanzioso pacchetto di aiuti contro l’impatto della guerra in Ucraina, mentre dei suoi principali soci di maggioranza — in particolare gli indipendentisti catalani di Esquerra Republicana (ERC) — mantengono l’incognita sulla possibilità di dare o meno il loro sostegno. Il motivo è sempre il cosiddetto ‘Catalan Gate’, il caso di presunto spionaggio a politici e attivisti secessionisti con il software Pegasus che mantiene da giorni sul piede di guerra i loro partiti e movimenti di riferimento, convinti di un coinvolgimento dello Stato nella vicenda.

La tensione politica sull’asse Madrid-Barcellona è salita di un gradino ulteriore nella mattinata di oggi, in virtù di dichiarazioni della ministra della Difesa Margarita Robles, interpellata sul caso Pegasus e su un presunto legame con i servizi segreti spagnoli (di cui è la responsabile diretta) da vari deputati in Parlamento. “Che deve fare uno Stato, un governo, quando qualcuno viola la Costituzione, dichiara l’indipendenza, blocca le strade, mette in atto disordini pubblici o mantiene rapporti con dirigenti politici di un Paese che sta invadendo l’Ucraina?”, ha affermato in riferimento ai discussi fatti del 2017, quando ebbe luogo un tentativo di dichiarare l’indipendenza della Catalogna. Nei giorni scorsi, Robles stessa aveva spiegato di non essere autorizzata dalla legge a rivelare informazioni sulle attività dei servizi segreti spagnoli, se non in un’apposita commissione parlamentare che attualmente non è ancora stata costituita. Nel frattempo, vari esponenti del governo avevano negato un coinvolgimento diretto nella vicenda.

La risposta dell’indipendentismo alle parole della ministra non si è fatta attendere.

“Oggi abbiamo visto delle dichiarazioni della ministra della Difesa che rende politicamente illegittima la sua continuità in questa carica”, ha detto il presidente catalano Pere Aragonès (ERC) — una delle presunte vittime dello spionaggio — intervenendo nel Parlamento regionale e, di fatto, formulando una richiesta esplicita di dimissioni. Quanto detto da Robles non è piaciuto neanche a Podemos, che fa parte del governo-Sánchez.

“Nessuno può difendere o giustificare lo spionaggio di massa. Siamo rimasti stupefatti”, ha affermato a cronisti Pablo Echenique, portavoce del partito nel congresso dei Deputati.

Trovatosi con la maggioranza in bilico per il ‘caso-Pegasus’, il premier ha lanciato messaggi volti ad allentare la tensione con Barcellona e a cercare di garantirsi i sostegni necessari per aver successo nella votazione di domani.

“Da parte nostra c’è la massima volontà di far luce sulla vicenda”, ha affermato in sede parlamentare, dove ha anche chiesto ai rivali del Partito Popolare (centro-destra), di sostenere il suo decreto-Ucraina. Già nei giorni precedenti, i popolari gli avevano fatto sapere che per il loro “sì” avrebbe dovuto accettare di introdurre nel pacchetto misure da loro proposte.

Redazione Madrid