Decreto-Ucraina, Sánchez si salva dal naufragio con i voti degli indipendentisti baschi

Mertxe Aizpurua (Eh Bildu)

MADRID — Naufragio scongiurato. Con una votazione presso il Congresso dei diputati dai margini esigui — 176 “sì”, 172 “no” e un’astensione — il governo di centro-sinistra spagnolo di Pedro Sánchez incassa l’ok al decreto-Ucraina, un pacchetto con sostanziosi aiuti per far fronte all’impatto della guerra scatenata dalla Russia. Ed evita in extremis un tonfo in Aula con un serio potenziale esplosivo per la propria solidità.

Come già accaduto in occasioni precedenti, il sostegno decisivo è arrivato da uno dei gruppi politici i cui rapporti di collaborazione con il governo sono soliti dar adito alle critiche più feroci dell’opposizione, gli indipendentisti baschi di sinistra di EH Bildu.

“Approveremo questo decreto per la gente”, ha annunciato nel proprio turno di intervento la portavoce della formazione, Mertxe Aizpurua, avvertendo però che il voto favorevole non era “per il governo”, dal quale il suo gruppo politico esige “responsabilità e rispetto”.

EH Bildu è infatti una delle forze politiche che chiedono a Madrid chiarimenti e assunzioni di responsabilità per quanto riguarda il ‘caso Pegasus’, una presunta operazione di spionaggio a politici e attivisti secessionisti nella quale si sospetta siano intervenuti i servizi segreti, nonostante il governo stia tentando di smarcarsene negando attività illegali. È proprio questa vicenda il motivo che ha portato Sánchez a rischiare il capitombolo in Aula: uno dei soci parlamentari di maggior peso per il governo, il partito indipendentista catalano Esquerra Republicana (Erc), ha infatti deciso di non sostenere il decreto-Ucraina, affermando che le spiegazioni fornite da Madrid sul caso Pegasus, ribattezzato anche ‘Catalan Gate’ non sono state sufficienti.

La presa di posizione di Erc ha obbligato l’esecutivo a rivolgersi d’urgenza alla principale formazione dell’opposizione, il Partito Popolare (PP), in cerca di un voto favorevole o almeno un’astensione giustificando la richiesta con l’urgenza delle misure introdotte nel decreto. In cambio del loro nulla osta, i popolari hanno indicato diverse condizioni, come l’inclusione nel pacchetto di riduzioni dell’Irpef e altre imposte e la possibilità di applicare modifiche al testo del provvedimento facendolo proseguire nel suo percorso parlamentare come “progetto di legge”. Quest’ultima richiesta, condivisa anche da altre formazioni, è stata accettata dal governo. Alla fine, tuttavia, in Aula il PP ha votato “no”.

Il decreto-Ucraina prevede misure straordinarie come uno sconto di 20 centesimi sulla benzina e aiuti a famiglie e settori colpiti dal forte aumento dell’inflazione.

Redazione Madrid