Pegasus, Sánchez attaccato dal malware il 19 e il 31 maggio 2021

Il presidente del Governo, Pedro Sánchez, e la ministra della Difesa, Margarita Robles

MADRID — Il 19 e il 31 maggio 2021. Sono queste le date delle due “intrusioni” di Pegasus — un software utilizzato per operazioni di spionaggio — nel cellulare del premier Pedro Sánchez, secondo quanto denunciato dal suo stesso governo e riportato da media. Giornate in cui sul tavolo dell’esecutivo c’erano diverse questioni spinose: in particolare, la delicata gestione di forti tensioni diplomatiche con il Marocco, sfociate in una crisi migratoria durante la quale oltre 8.000 persone entrarono in massa nell’enclave di Ceuta nel giro di poco più di 48 ore a partire dalla notte tra il 16 e il 17 maggio, e la preparazione dell’indulto ai leader indipendentisti catalani condannati al carcere. Ma su possibili autori e finalità degli attacchi informatici a Sánchez, seguiti a stretto giro di posta da uno alla ministra della Difesa Margarita Robles (giugno 2021), ancora non ci sono notizie certe.

La vicenda del presunto spionaggio a entrambi gli esponenti del governo è ora tra le mani di un giudice dell’Audiencia Nacional, che ha aperto un’inchiesta. Nel frattempo, esperti del Centro Nazionale dell’Intelligence stanno analizzando i telefoni degli altri esponenti del governo per verificare se anche loro sono stati spiati con il controverso software. Motivi per i quali Madrid — che afferma di aver realizzato analisi di cybersecurity più approfondite delle abituali dopo che è venuto alla luce il cosiddetto ‘Catalan Gate’, cioè la presunta operazione di spionaggio con Pegasus, all’incirca nel periodo 2017-2020, a oltre 60 leader indipendentisti — chiede all’opinione pubblica pazienza fino alla conclusione delle indagini e di evitare “congetture”, attenendosi ai dati certi di cui dispone: ovvero, che l’attacco ai telefoni del premier e della ministra della Difesa sono stati pilotati da un non meglio precisato “agente esterno”, senza autorizzazione giudiziaria, e hanno portato alla sottrazione — rispettivamente — di circa 2,7 gigabytes e 8 megabytes di dati.

Quanto sinora reso noto dal governo, che in parole della ministra portavoce Isabel Rodríguez e del ministro della Presidenza Félix Bolaños è disposto a garantire la “massima trasparenza” sulla vicenda, anche “declassificando” informazioni riservate, non risponde tuttavia a diversi interrogativi emersi sinora. Che informazione è stata sottratta a Sánchez e Robles? Ci sono stati degli errori nella protezione informatica di almeno due dei telefoni più sensibili del Paese? Nel caso in cui ci siano stati, chi dovrebbe pagare per queste negligenze? Sono in qualche modo collegati  ai due attacchi confermati dall’esecutivo centrale e quello sospetto a diversi leader indipendentisti, tra i quali ci sarebbe anche il presidente regionale catalano Pere Aragonès?

E in mezzo a questa pioggia di incognite, il clima politico è in fase di ulteriore surriscaldamento dopo che già la settimana scorsa il ‘Catalan Gate’ aveva portato a frizioni tra l’ala socialista del governo, i soci di coalizione di Unidas Podemos e gli alleati parlamentari indipendentisti. Oggi, al Congresso dei diputati, secessionisti e popolari (questi ultimi primo partito dell’opposizione) si sono schierati insieme nel votare a favore di un ‘question time’ a Sánchez sul caso Pegasus, mentre il Psoe del premier ha contribuito a respingere una proposta per creare una commissione d’inchiesta ad hoc sulla vicenda, considerandola non idonea al contesto, e allineandosi così con la destra (compresi i gli ultranazionalisti di Vox). Intanto, il portavoce parlamentare del partito indipendentista catalan Esquerra Republicana, Gabriel Rufián, ha avvertito:

“Chi crede che questo (caso) verrà occultato, che non avrà conseguenze gravi e che non può portare all’interruzione della legislatura, non sta valutando bene la magnitudine di ciò che abbiamo di fronte”.

Redazione Madrid