Legge elettorale: il Pd tenta Giorgia Meloni sul proporzionale

Affissioni con le liste elettorali. (Foto archivio)
Affissioni con le liste elettorali. (Foto archivio)

ROMA. – Il proporzionale converrebbe a Fdi, gli permetterebbe una campagna elettorale più libera dagli alleati di centrodestra. E specularmente più libera a sinistra per i dem. E’ un ragionamento che che in questi giorni diversi esponenti del Pd starebbero facendo senza che, a quanto si sappia, Enrico Letta e Giorgia Meloni ne abbiano parlato direttamente. La presidente di FdI starebbe lavorando ad una sorta di gentlement agreement o “lodo” tra partiti in base al quale al leader del partito più votato nel 2023 verrebbe assegnato l’incarico da parte del presidente della Repubblica, come accade in Germania.

L’attuale sistema elettorale, il Rosatellum, con il 35% dei seggi assegnati in collegi uninominali favorisce le coalizioni, e su questo fronte il centrodestra è decisamente più avanti del centrosinistra, in cui l’M5s di Conte e il Pd di Letta faticano a trovare una saldatura, come ha ammesso oggi il sindaco Dem di Firenze Dario Nardella; per non parlare della effettiva realizzazione del “campo largo” che vada da Leu a Calenda e Renzi passando per M5s.

Insomma, perché il centrodestra dovrebbe rinunciare all’attuale sistema? Tuttavia “se la legge elettorale rimane quella attuale tutti faranno di necessità virtù, e anche Pd, M5s e i centristi si metteranno tutti insieme” osserva il Dem Stefano Graziano, con un centrosinistra competitivo e in grado di vincere. In tal senso il centrodestra non deve farsi illusioni, che nel 2023 centrosinistra e M5s corrano separati..

E’ dunque inutile mettere mano alla legge elettorale? Il 3 maggio scorso in un seminario promosso da Matteo Orfini che ha visto riunite tutte le correnti del Pd, compreso il capo della segreteria di Letta, Marco Meloni, si è concordato sulla preferenza per un sistema proporzionale che non metterebbe in discussione l’assetto sostanzialmente bipolare, perché imperniato proprio sul “Lodo Meloni”, in base al quale il leader del Partito più votato dovrebbe chiedere l’incarico a Mattarella.

Un “lodo” riferiscono parlamentari di diversi partiti, compreso FdI, a cui Meloni lavorerebbe da giorni. Stante agli attuali sondaggi, la vittoria spetterebbe a FdI o Pd, con i rispettivi leader – in caso di successo – pronti a salire al Quirinale per ricevere il mandato, almeno esplorativo, da Mattarella, e formare una coalizione di governo o di centrodestra o di centrosinistra.

“Con il proporzionale il Pd dovrebbe lanciare Letta candidato premier” ha detto Nardella. Non cambierebbe nulla, dunque, rispetto a una corsa con il Rosatellum? Sì, dicono i Dem ai dirigenti di FdI, cambierebbe di molto la campagna elettorale. Orfini sintetizza il ragionamento che viene fatto a FdI: “Come farebbe Meloni a svolgere una campagna elettorale – si domanda – rivendicando i due anni all’opposizione, a fianco di Berlusconi e Salvini che rivendicano due anni al governo? Fi e Lega rivendicano il green pass e FdI di averlo combattuto”. Una campagna elettorale più libera avvantaggerebbe FdI.

Ovviamente lo stesso avverrebbe nel centrosinistra dove Pd e M5s o i liberal di Azione, +Europa o Iv, potranno esprimersi più liberamente. Probabilmente i due maggiori partiti, in base al voto utile, eroderebbero a proprio vantaggio un po’ il consenso degli altri partiti del loro campo che non con il Rosatellum, e il leader vincente avrebbe una forza politica più solida per costruire una coalizione e un programma di governo.

Finora da Giorgia Meloni è giunto un “niet” secco, ma dice Orfini, “siamo in campagna elettorale, e occorre attendere che passino le amministrative del 12 giugno”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)