I russi si ritirano da Kharkiv, nuova batosta per Putin

Un uomo su un tank a Buzova. (ANSA)

ROMA.  – La tenacia della resistenza ucraina contro i russi sta pagando anche sul fronte nord-orientale.  L’Armata di Putin, secondo funzionari occidentali e di Kiev, si sta ritirando dai dintorni di Kharkiv, in quella che appare come una nuova pesante battuta d’arresto.

La seconda, dopo la rinuncia alla conquista della capitale. L’esercito di Putin fa fatica anche nell’offensiva sul Donbass. E nonostante i continui assalti, non riesce a far cadere l’acciaieria di Azovstal, l’ultimo bastione di Mariupol.

La regione della seconda città del Paese, Kharkiv, quasi al confine russo, da giorni è teatro di una controffensiva delle forze di difesa, che sono riuscite a riprendere il controllo di diversi villaggi. I successi adesso appaiono consolidati, tanto che, secondo il New York Times, si registra un vero e proprio ritiro dei russi dalla zona. Per il think-tank americano Institute for the Study of War, quanto sta accadendo a Kharkiv è “molto simile” alla controffensiva che ha cacciato le truppe russe da Kiev e dall’Ucraina occidentale.

Gli analisti hanno rilevato che le forze ucraine stanno “costringendo il comando russo a fare scelte difficili”, ossia concentrare i propri bombardamenti sulle truppe di difesa piuttosto che sulle città.

La ritirata russa da Kharkiv sembra confermata anche da immagini satellitari di BlackSky e dell’Agenzia spaziale europea, diffuse dalla Cnn, che mostrano la distruzione di tre ponti. Uno dei quali sul fiume Siverskyi Donets: un’infrastruttura vitale per la controffensiva di Kiev e per tagliare le principali linee di rifornimento russe verso la città di Izium, da dove partono gli attacchi delle truppe di invasione verso il Donbass.

I russi in uscita da Kharkiv starebbero convergendo proprio sul fronte sud-orientale, dove gli attacchi contro le postazioni ucraine proseguono sempre più intensi. Gli obiettivi principali in questa fase sono quelli di stringere la morsa su Severodonetsk ed avvicinarsi a Kramatorsk, la principale città del Donbass ancora in mano agli ucraini.

Sul Mar Nero l’Armata di Putin non riesce ancora a chiudere la partita di Mariupol. Lo stato maggiore di Kiev ha riferito di attacchi aerei e di artiglieria continui sull’acciaieria di Azovstal, ormai senza civili, e dove contro tutte le previsioni continuano a resistere i combattenti del Battaglione Azov. I raid russi sono condotti con “velivoli progettati per colpire obiettivi strategici” e sono destinati ad aumentare nel prossimo futuro”, ha stimato l’esercito ucraino. Un consigliere del sindaco, inoltre, ha affermato che le truppe russe potrebbero tentare di avviare anche un assalto da terra. Mentre proseguono tra mille difficoltà i negoziati per far uscire dall’impianto almeno i soldati feriti.

Nell’area di Odessa intanto la marina ucraina ha rivendicato un importante successo, dopo l’affondamento dell’ammiraglia Moskva: la nave da supporto logistico russa Vsevolod Bobrov, vicino all’Isola dei Serpenti, è stata colpita e danneggiata, prendendo fuoco. Si tratta di una delle “imbarcazioni più nuove della flotta russa”, hanno affermato le autorità locali. Che nei giorni scorsi avevano annunciato anche la distruzione di una nave da sbarco di classe Serna.

I successi delle forze armate ucraine, comunque, a Kiev sono letti senza trionfalismo, perché c’è la consapevolezza che Mosca non allenterà la pressione. Il ministro della Difesa Oleksii Reznikov ha affermato che la Russia è stata “costretta a ridurre la portata dei suoi obiettivi”. Ma “in questo contesto – ha avvertito – stiamo entrando in una nuova, lunga fase della guerra, e per vincerla dobbiamo pianificare attentamente le risorse”. Quasi un’implicita ammissione che Mosca scommetta proprio sulla lunga durata del conflitto, per far prevalere la sua ormai solo presunta superiorità sul campo.

(di Luca Mirone/ANSA).

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