Il Big Mac sbarcò 32 anni fa a Mosca, 30mila in fila

Il locale di Mc Donald a Mosca. Archivio

ROMA. – “Se non puoi andare in America, vieni al McDonald’s a Mosca”, recitava uno slogan andato in onda nel 1990 sulla tv di stato in Unione Sovietica, dopo l’apertura del primo McDonald’s in terra russa. Era il 31 gennaio e già alle 4 di notte, in piazza Pushkin, più di 30mila persone si erano messe in fila per ordinare il loro primo Big Mac. Gli ingressi erano due: uno per chi poteva pagare in dollari, uno per chi lo faceva in rubli. Un panino costava 3,75 rubli, metà di uno stipendio giornaliero di allora.

L’inaugurazione fu un evento simbolico, un lasciapassare della cultura occidentale e consumistica nella società sovietica, consentito dalle politiche dell’allora presidente Michail Gorbaciov.

Il secondo McDonald’s a Mosca aprì nel 1993, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. In quell’occasione, anche l’allora presidente russo, Boris Eltsin, venne immortalato seduto ai tavolini del fast-food a stelle e strisce. E poi arrivarono gli altri, fino a raggiungere una catena che ne contava 850 prima dell’inizio della guerra in Ucraina.

Tre mesi fa la chiusura con l’uscita dei marchi occidentali dalla Russia e oggi la noticia dell’addio definitivo della famosa insegna colorata che probabilmente sarà sostituta da un altro marchio: “Zio Vanja”, neonato brand che prende il nome dall’opera teatrale di Anton Cechov e lanciato dagli eredi russi dei cugini McDonald’s. Per dribblare le sanzioni imposte dall’Occidente promette di usare materie prime “russe al 100%”, con la possibilità di ignorare i brevetti dei Paesi che Mosca considera ostili.

La catena, però, non si discosterà un granché dallo stile dei Big Mac. Un indizio arriva dal marchio: una B gialla, che nell’alfabeto cirillico corrisponde alla V di Vanja, su sfondo rosso, un marchio che roteato di 90 gradi somiglia molto alla ‘M’ del fast food americano.

Ma adesso ai russi cosa mancherà più di McDonald’s? Lo ha chiesto anche la conduttrice tv Tina Kandelaki su Telegram. E tra le tante risposte che si è data, oltre a panini e patatine, ha segnalato “il sorriso gratis” dei dipendenti. Ma anche il wc gratis.

(di Andrea Noci/ANSA).

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