Le feste nazionali e il conflitto generazionale

La festa della Liberazione, il giorno della memoria e la festa della Repubblica, per i meno giovani sono date quasi sacre, ma per i giovani? Spesso sentiamo i meno giovani lamentarsi della quasi totale mancanza di consapevolezza del significato di queste date tra i più giovani. Colpa della scuola, dell’educazione, della TV, dei social network? Non credo che sia utile dare la “colpa” ad agenti esterni togliendo, così, la responsabilità a chi, invece, rifiuta di capire il senso della storia. Lamentarsi è facile, ed è una delle caratteristiche salienti del nostro popolo mugugnone.

I giovani, per Diana, come se non ci fosse continuità tra la storia e il domani, altro non sono che i figli dei meno giovani e i nipoti degli anziani. La questione generazionale non è altro che un continuo flusso di rinnovamento che, se visto con serenità, ci indica, più che una separazione tra vecchi e giovani, una linea evolutiva dell’umanità, per questo va visto positivamente e con occhi rivolti al futuro, non al passato.

Troppe volte ci troviamo a rimpiangere i bei vecchi tempi, a dire “prima era meglio”, a ricordare i nonni e i bisnonni perché “loro sì che hanno lottato e combattuto, invece questi giovani d’oggi che hanno la vita facile…”.

Allora, come pretendiamo che i giovani celebrino il 25 aprile, ricordino i deportati, le lotte partigiane, la fame, la miseria? Parliamo chiaro: se noi per primi ci ostiniamo a costruire un muro tra passato e presente, non possiamo pretendere che alle celebrazioni, senza dubbio importanti, partecipino anche i giovani.

Le date che hanno segnato le tappe fondamentali della nostra storia non sono solo dei monumenti, ma sono anche, e soprattutto, le basi sulle quali si è costruita la società di oggi, che però non viene celebrata. Se noi celebrassimo l’abolizione delle dogane, dei dazi e della divisione tra piccoli e insignificanti staterelli, se noi celebrassimo la moneta unica, l’abbattimento delle frontiere, Schengen, la libera circolazione, la costruzione della cittadinanza europea, Erasmus e ora, finalmente, un processo dinamico in cui abbiamo visto nascere un debito comune, un piano strategico unitario… insomma, forse riusciremmo a dare alla storia la continuità che merita e a sconfiggere il conflitto generazionale.

Le date che celebriamo sono momenti importanti della storia recente? Vero, ma è grazie a quei momenti che è stato possibile fare altro… quindi consentitemi di gridare: festeggiamo anche quello che siamo riusciti a costruire, cioè il dopo, cioè l’Europa… solo così potremo dare dignità e continuità alla storia, ed opporci alla crescente e anacronistica dialettica che rischia di riportarci indietro.

Il mondo non si è fermato al 2 giugno del 1946. Il dopo, che hanno consentito tutti quelli che si sono sacrificati per noi, è stato l’obiettivo dei nostri predecessori ed è la radice dei nostri atti futuri. Diamo continuità alla storia. Solo così potremo sconfiggere nazionalismi, populismi e retrogradi fascismi. Ricordiamo sempre che noi siamo il prodotto del passato, la manifestazione del presente e il seme del futuro, e che in mezzo non c’è nessuna spaccatura perché la vita è continuità e la storia è una dinamica evolutiva che non si ferma mai.

Claudio Fiorentini