Cile: conflitto Mapuche, governo decreta stato emergenza a sud

Una protesta de mapuches (Ansalatina)

ROMA. – Il governo del Cile ha decretato lo stato di emergenza in alcune zone del sud del Paese di fronte all’aumento delle violenze nell’ambito del conflitto tra indigeni Mapuche, autorità statali e aziende che sfruttano il territorio.

Il provvedimento, che consente il dispiegamento delle forze armate nelle aree coinvolte, è stato annunciato dal ministro dell’Interno, Izkia Siches, ed esclude così l’idea iniziale dell’Esecutivo di realizzare uno “stato di eccezione intermedio” per placare la crisi.

Secondo quanto riferito dai media cileni, lo stato di emergenza riguarderà le province di Arauco e Biobío e la regione di La Araucanía, per proteggere in particolare vie e autostrade. “È evidente che negli ultimi tempi abbiamo avuto un aumento degli atti di violenza sulle strade, abbiamo assistito ad attacchi codardi” e “a blocchi stradali prolungati, che hanno messo a rischio il libero transito e tagliato la filiera”, ha spiegato il ministro.

Il governo ha inoltre annunciato una serie di misure in merito al cosiddetto conflitto Mapuche, come la richiesta di accompagnamento delle Nazioni Unite per il dialogo, un investimento pubblico milionario nell’area e la richiesta di un procuratore speciale per indagare sulle organizzazioni criminali nel sud. Saranno facilitati i programmi di restituzione delle terre e verrà riattivato un disegno di legge che crea il ministero dei Popoli Indigeni.

Nel sud del Cile esiste da decenni un conflitto territoriale tra lo Stato, alcune comunità Mapuche e le aziende che sfruttano le terre rivendicate dagli indigeni. Finora, il presidente Gabriel Boric si era mostrato contrario a uno stato di emergenza nell’area: all’inizio del suo mandato a marzo di quest’anno, il capo di Stato aveva infatti deciso di eliminare il provvedimento promosso dal suo predecessore Sebastián Pinera, scegliendo una strategia di dialogo con gli indigeni.

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