La trattativa sui balneari, l’ultima mediazione di Palazzo Chigi

Una spiaggia Viareggio. Decreto concessioni, i balneari tirano un sospiro di sollievo.
Una spiaggia Viareggio. Decreto concessioni, i balneari tirano un sospiro di sollievo. (Ansa foto Fabio Muzzi)

ROMA. – Da una parte le valutazioni tecniche, dall’altro i delicati equilibri della maggioranza. E’ stretta la strada che sta percorrendo il governo nel tentativo di mediazione sulle concessioni balneari, forse l’ultimo, per sbloccare lo stallo del ddl concorrenza. E’ l’unico tassello che manca prima di avviare l’esame in commissione Industria al Senato su una riforma cruciale in chiave Pnrr.

E’ difficile che alla fine il governo accetti di prorogare le gare oltre fine 2023, ma si sta ragionando sulla soluzione che prevede singole deroghe tecniche fino al 2024, fissando anche indennizzi per gli investimenti alle imprese che dopo anni di attività non ottengono il rinnovo.

L’esecutivo, secondo la linea tenuta sin dall’inizio, ha come bussola la direttiva Bolkestein e la sentenza del Consiglio di Stato, secondo cui le concessioni in essere sono efficaci fino alla fine dell’anno prossimo e non fino al 2033. Una decisione che sette mesi fa ha mandato in subbuglio il settore di lidi e ristoranti sulle spiagge, e oggi è stata impugnata da sette parlamentari di FdI, capeggiati da Riccardo Zucconi, davanti alla Consulta che mercoledì prossimo si esprimerà sull’ammissibilità.

Un tentativo che per ora non è letto come un’insidia da chi conduce la delicata trattativa. Più spinosi sembrano i riflessi dell’intervento con cui il senatore di FI Massimo Mallegni, in mattinata si è scagliato contro l’ipotesi di accordo, considerato sempre più vicino dopo l’incontro a Palazzo Chigi fra il premier Mario Draghi e il leader leghista Matteo Salvini.

“L’operato del governo sul tema delle concessioni non convince, resteremo, quindi, convintamente sulle nostre posizioni chiare e indelebili”, ha dichiarato Mallegni. Altri in FI hanno posizioni più soft, e su questa sponda contano a Palazzo Chigi, dove si riduce la pazienza davanti al tira e molla dei partiti (su questa e altre riforme chiave per il Pnrr, come quella del fisco, nonché sul quella del Csm).

L’attacco di Mallegni è arrivato quasi in contemporanea a un incontro informale fra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, il viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto (FI), e i relatori in commissione Industria al Senato, Stefano Collina (Pd) e Paolo Ripamonti (Lega).

La maggioranza ora attende dal governo una proposta di mediazione sulla riformulazione dell’emendamento. Il tempo stringe, anche se la commissione conta di chiudere la settimana prossima l’esame. “Non ci sarebbe questo stallo, se nel 2018 fosse stata approvata la nostra proposta di legge per applicare la direttiva Bolkestein alle nuove concessioni, con la proroga di 35 anni per quelle in essere prima della sua entrata in vigore”, sottolinea Zucconi, che ha sollevato la questione alla Consulta per conflitto di attribuzione, “perché il Consiglio di Stato ha bypassato il Parlamento”.

(di Paolo Cappelleri/ANSA)