Ue proroga stop Patto e richiama Roma su debito e tasse

Il commissario europeo dell'Economia, Paolo Gentiloni

BRUXELLES.  – Da un lato la proroga della sospensione al Patto di Stabilità al 2023, dall’altro un netto richiamo all’Italia sul debito elevato e su una serie di riforme la cui necessità è da tempo sotto la lente di Bruxelles.

L’Ue, nelle raccomandazioni di primavera per il semestre europeo, si trova a fare i conti con le conseguenze della guerra ucraina e prova a correre ai ripari. Ma il contesto, rispetto alla ripresa post-Covid, è cambiato. Le misure di sostegno, soprattutto per i  Paesi ad alto debito, vanno bilanciate con maggiore accuratezza.

La proroga della clausola di salvaguardia non può significare un “liberi tutti”, è l’avvertimento del vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis.

Nel capitolo sull’Italia, Bruxelles rileva che “il rapporto debito pubblico/pil ha iniziato a diminuire nel 2021 e si prevede un ulteriore calo, ma resta un rischio per la sostenibilità di bilancio, il settore finanziario e la crescita economica”. E partendo da questo principio, che l’attenzione dell’Ue è più che mai rivolta a Roma ma anche a Cipro e alla Grecia, tutti Paesi con “squilibri di bilancio eccessivi”.

Per ora la Commissione mantiene nel cassetto eventuali procedure per deficit ma, nonostante la proroga della clausola di salvaguardia a tutto il 2023, la scure di Bruxelles potrebbe abbattersi fra meno di un anno. “Riesamineremo le procedure tra l’autunno e la primavera prossimi. Ciò si baserà sia sui dati degli anni precedenti, sulla previsione relativa all’anno corrente e terremo conto delle raccomandazioni in merito di política fiscale”, ha spiegato Dombrovskis.

Insomma, per dirla come il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni lo stop al Patto non vuol dire “spesa illimitata” e ai Paesi ad alto debito è richiesta una “politica fiscale prudente” il prossimo anno.

Anche perché, da un momento all’altro, i falchi potrebbero tornare a farsi sentire. “La nostra posizione è che dobbiamo tornare al Patto di stabilità il prima possibile”, ha avvertito il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner annunciando che, dal 2023, in ogni caso la Germania tornerà al freno nell’indebitamento.

La strada che indica l’Ue è chiara e ha il suo pilastro nel Pnrr: è dentro questi confini e nella “sana” attuazione degli obiettivi previsti, che Roma deve trovare i mezzi per mantenere la crescita positiva. Poi ci sono alcune riforme chieste da tempo, da quella del catasto a quella del fisco fino alla dipendenza dai combustili fossili, divenuta attualissima.

Un vademecum che ha fatto tornare in trincea Matteo Salvini. “L’Europa ci chiede di aumentare le tasse sulla casa, si attacchino al tram”, ha sbottato il leader della Lega dopo che aver accusato Bruxelles di voler “massacrare di tasse” gli italiani. E sull’argomento Salvini e Giorgia Meloni tornano ad avvicinarsi. “La Commissione conferma che la riforma aumenta la tasse”, è l’attacco della presidente di Fdi. Sul punto, a Bruxelles, la pensano in maniera diametralmente opposta.

“L’Ue non vuole massacrare di tasse nessuno. Aggiornare i valori catastali agli attuali valori di mercato è invece una necessità per l’Italia di cui il governo è perfettamente consapevole”, è stata la risposta di Gentiloni. “Da Salvini è la solita propaganda, ma invecchiata male”, è la sponda offerta dalla vicepresidente del Parlamento Ue ed eurodeputata Pd, Pina Picierno.

Le criticità italiane non si fermano al catasto. All’Italia viene raccomandata una riforma del fisco che abbassi le tasse sul lavoro, in particolare rivedendo le aliquote marginali d’imposta e, allo stesso tempo, razionalizzando le agevolazioni fiscali. E l’Ue ribadisce l’urgenza della reforma delle concessioni: “il loro uso per le spiagge – si legge nelle raccomandazioni –  non è stato ottimale”.

Insomma, per dimostrare la sua resilienza di fronte alle conseguenze della guerra occorre mettersi in riga e rispettare rigidamente i tempi del Pnrr. Anche perché la fine della crisi non è ancora all’orizzonte e l’invasione della Russia, è l’ammissione di Palazzo Berlaymont, “ha già colpito duramente l’economia europea”.

(di Michele Esposito/ANSA).

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