Eichmann e la Soluzione Finale, spuntano gli audio

Il criminale di guerra nazista Adolf Eichmann, nella gabbia degli imputati tra due agenti di polizia, durante il processo a suo carico per crimini contro l'umanita', Gerusalemme, aprile 1961. Il processo inizio' il 10 aprile e termino' il 14 agosto 1961. ANSA

TEL AVIV.  – Ciò che Adolf Eichmann non confessò nel processo a suo carico a Gerusalemme nel 1961, lo aveva rivelato anni prima ad un giornalista olandese nazista in una lunga intervista.

Quelle registrazioni – di cui si sapeva l’esistenza ma a lungo ritenute perse – sono rimaste sepolte per molto tempo in un archivio tedesco e non sono venute fuori durante il processo in Israele quando la pubblica accusa, Gideon Hausner, non potè produrle in tribunale.

Ora invece è possibile ascoltare la viva voce dell’architetto della Soluzione Finale nel film-documentario “Le Confessioni del Diavolo: le ultime registrazioni di Eichmann” di Yariv Mozer che aprirà il “Docaviv International Documentary Film Festival” a Tel Aviv. “Se avessimo messo a morte” tutti “i 10,3 milioni di ebrei, sarei contento e direi: ‘Bene, abbiamo distrutto il nemico’”, confessa Eichmann al giornalista Wilhelm Sassen durante una serie di incontri avvenuti nel 1957 in Argentina.

“È una cosa difficile da dire e so che sarò giudicato per questo, ma questa è la verità”, spiega compiaciuto aggiungendo numeri, informazioni sulla macchina da morte nazista, dichiarazioni antisemite e orgoglio da Terzo Reich.

Del resto si sentiva al sicuro: era sgusciato con la fuga dalle maglie del Processo di Norimberga, era scappato in Argentina dove nessuno – pensava – l’avrebbe cercato e quel giornalista era stato un membro delle Waffen-SS, anche lui rifugiatosi nel paese sudamericano. Delle lunghe conversazioni con Eichmann – svoltesi a casa Sassen a volte alla presenza di altri – il giornalista registrò 70 ore, ma solo 15 sono state reperite nell’archivio che dal 1990 è aperto solo agli studiosi con l’obbligo di ascolto sul posto. Mozer, per la prima volta, è mriuscito invece ad ottenere il permesso di farne ascoltare pezzi al grande pubblico.

“Life Magazine” – come ricorda Haaretz – aveva parlato di parte di quelle registrazioni e Hausner ne aveva la trascrizione ma al processo a Gerusalemme Eichmann sostenne che nelle interviste a Sassen era stato frainteso e chiese di esibire gli originali in aula. Cosa che la pubblica accusa non poté fare anche se questo non salvò Eichmann, travolto dalla mole di altre prove e testimonianze contro di lui che lo portarono al patibolo in Israele. “Eichmann – ha spiegato Mozer ad Haaretz – ripeté varie volte durante il processo di non sapere dello sterminio degli ebrei, ma le registrazioni mostrano senza dubbio che ne è stato artefice”.

Se Hausner avesse avuto quelle registrazioni – ha proseguito Mozer – avrebbe potuto smontare la linea della difesa che Eichmann secondo cui aveva obbedito solo a degli ordini. E “lo avrebbe fatto facilmente” perchè – ha spiegato il regista – le registrazioni “provano che non era solo una espressione della ‘Banalità del male’ come affermò Hanna Arendt, ma un attivo partner di una ideologia alle fondamenta dello sterminio degli ebrei”.

(di Massimo Lomonaco/ANSA).

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