Giro: Hirt vince ad Aprica, Carapaz rosa per soli 3″

Il ceco Jan Hirt all'arrivo ad Aprica. (ANSA)

ROMA.  – Dopo quasi 70 ore di corsa e 16 tappe, fra Richard Carapaz, maglia rosa in carica del 105/a Giro d’Italia, e Jai Hindley, il suo principale rivale, restano soli 3″ di distacco. Praticamente, un’inezia. A 5 giorni dall’epilogo della prima grande corsa a tappe stagionale, dunque, nulla è deciso.

Anche alla luce del fatto che Joao Almeida (un brutto cliente, soprattutto a cronometro) dista solo 44″ e Mikel Landa 59″. Nemmeno i 5.400 metri di dislivello, che hanno caratterizzato la tappa odierna, durissima e con un Mortirolo da scalare, hanno districato il groviglio di valori, che dunque restano in equilibrio.

Carapaz resta in maglia rosa per 3″, Hindley ogni giorno sembra sul punto di salire sul tetto del Giro, poi alla fine sono sempre gli italiani a pagare dazio. Oggi sull’ultima salita, non sul Mortirolo, si è staccato Vincenzo Nibali, mentre Domenico Pozzovivo è caduto in discesa, perdendo secondi preziosissimi. Al traguardo di Aprica si è presentato a braccia alzate un ceko, Jan Hirt, che ha rinverdito l’impresa del connazionale Roman Kreuziger al Giro 2012 sull’Alpe di Pampeago.

Hirt ha preceduto di una manciata di secondi (7″) l’olandese Thymen Arensman e di 1’24” i big in rimonta, la cui volata è stata appannaggio di Hindley, a caccia dei 4″ di abbuono che lo ha avvicinato al rosa. “Ho avuto qualche problema durante la tappa. Mi è caduta la catena, poi ho dovuto fare i conti con i crampi, ma non mi sono mai arreso – le parole di Hirt -. Sono contento di essere riuscito a staccare i miei compagni di fuga sull’ultima salita, arrivando da solo sul traguardo. Ho sempre detto che il mio risultato più grande sarebbe stato quello di vincere una tappa al Giro d’Italia, adesso sono troppo felice per esserci riuscito”.

Partiti nella tarda mattinata da Salò, i corridori sono stati subito costretti a salire e a sbuffare verso il Goletto di Cadino, a quota 1.939 metri; successivamente ad affrontare il Mortirolo (qui Koen Bouwman ha preceduto tutti), con i suoi 1.854 metri, dal versante di Edolo; infine, dopo lo scollinamento di Teglio (851 metri), ecco l’ascesa finale verso il Valico di Santa Cristina, con i suoi 1.448 metri d’altezza e i suoi “gradoni”. In una tappa da dentro o fuori, c’è stata battaglia in ogni dove e, alla fine, Carapaz è riuscito ancora una volta quasi da solo a tenersi stretta la maglia rosa.

“É stata una tappa dura e alla fine devo dire che sono contento – le parole dell’ecuadoriano, che il Giro già lo vinse nel 2019 -.  Pensavo di vincere lo sprint per il terzo posto e di prendere i secondi di abbuono. Anche se non ci sono riuscito, questa è comunque una buona giornata per me. È vero, ho perso qualche secondo da Hindley, ma ho guadagnato di più su Almeida, quindi considero il bilancio è positivo”.

Domani, nella Ponte di Legno (Brescia)-Lavarone (Trento) si affronterà subito il Passo del Tonale e, dopo una scorribanda fra la Lombardia e il Trentino relativamente agevole, il veleno sarà nella coda, con il Passo del Vetriolo (1.383 metri) e il Monterovere a quota 1.261 metri. A quel punto, le gambe dei corridori peseranno più di una tonnellata.