La rabbia di Biden: “Agire contro la lobby delle armi”

Una combo dei bimbi uccisi nella strage. (ANSA)

NEW YORK.  – La “carneficina” commessa alla scuola elementare di Uvalde, in Texas, richiede una risposta forte e richiede soprattutto il “coraggio” di dire basta e opporsi alla lobby delle armi.

La collera di Joe Biden non fa che montare di fronte all’ennesima strage di innocenti provocata da un ragazzo che per il suo diciottesimo compleanno si è regalato due fucili d’assalto, acquistandoli legalmente.

Frustrato, avvilito e con gli occhi lucidi, il presidente americano parla di “rabbia” per dieci anni di decisioni mancate. Sono i dieci anni trascorsi dal massacro del 2012 alla scuola elementare di Sandy Hook, quando era vicepresidente nell’amministrazione Obama. Da allora, ricorda, sono trascorsi “3.448 giorni” in cui si sono verificati oltre 900 incidenti con armi nelle scuole d’America. “Sono stufo. Dobbiamo agire. E non venitemi a dire che non possiamo avere un impatto”, tuona Biden rivolgendosi agli americani e a quel Congresso incapace di trovare un compromesso su una legge di buon senso che regoli le armi. “É il momento di agire, di trasformare il dolore in azione” perché, insiste, “possiamo e dobbiamo fare di più”.

La tragedia del Texas inevitabilmente riaccende il dibattito sulle armi in America, mostrandone ancora una volta le spaccature. Da un lato i democratici che premono per una stretta, dall’altro i repubblicani che fanno muro convinti che la soluzione sia armare gli insegnanti e rafforzare la sicurezza delle scuole. I liberal in Senato hanno già annunciato la loro intenzione di portare al voto nei prossimi giorni due provvedimenti, già approvati dalla Camera lo scorso anno, per controlli più stringenti sugli acquisti di armi.

Ma nonostante l’emozione del momento, le chance di una loro approvazione sono limitate: i democratici hanno in Senato 50 voti su 100 – più il voto della vicepresidente Harris – ma avrebbero bisogno di 60 voti per modificare lo status quo. Questo richiederebbe l’appoggio, improbabile, di almeno 10 conservatori.

La spaccatura del Congresso è lo specchio della frattura culturale d’America, particolarmente evidente in quel Texas repubblicano dove sono in vigore le leggi più permissive del Paese sulle armi e dove il Secondo Emendamento della Costituzione – che recita “il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non può essere violato” – è sacro. Proprio a Houston, in Texas, è attesa nei prossimi giorni la convention annuale della National Rifle Association, la potente lobby delle armi che da decenni influenza a suon di donazioni milionarie la politica americana. Un appuntamento al quale sono attesi partecipare l’ex presidente Donald Trump, il governatore del Texas Greg Abbott e il senatore repubblicano Ted Cruz.

Attacca frontalmente la Nra e i repubblicani l’ex presidente Barack Obama, denunciando un Paese “paralizzato non dalla paura ma da una lobby delle armi e da un partito politico che non hanno mostrato alcuna volontà di agire per prevenire queste tragedie”. “Il tempo per agire è scaduto”, dice Obama, dando voce al dolore di milioni di americani che sui social attaccano  la Nra e i deputati e senatori conservatori beneficiari delle sue donazioni. Un dolore di fronte al quale però l’America appare impotente.

(di Serena Di Ronza/ANSA).

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