I russi sfondano nel Lugansk,”accerchiata Severodonetsk”

Un fermo immagine tratto da Zveda mostra militari ucraini di Mariupol mentre si arrendono a militari russi. (ANSA)
Un fermo immagine tratto da Zveda mostra militari ucraini di Mariupol mentre si arrendono a militari russi. (ANSA)

ROMA.  – Le barricate ucraine nel Lugansk sono sul punto di cedere. Dopo giorni di raid a tappeto per stringere d’assedio Severodonetsk, l’esercito russo è riuscito a sfondare le linee di difesa ed è ormai alla periferia della città, considerata la chiave per la conquista dell’intera regione orientale.

Una manovra a tenaglia condotta raccogliendo le forze da diversi fronti, con un’accelerazione decisiva dopo la definitiva caduta di Mariupol, secondo una strategia che il think tank americano Institute for the Study of War definisce di “conquiste progressive e misurate”, rispetto al piano iniziale di assalto contemporaneo a tutto il Donbass.

“Le truppe russe si sono già avvicinate molto a Severodonetsk, quindi possono sparare anche con i mortai. La città viene continuamente bombardata, 24 ore su 24. La situazione è molto difficile”, ha ammesso il governatore Serhiy Gaidai. “Stanno semplicemente cancellando Severodonetsk dalla faccia della Terra”, ha denunciato amaro. Un’avanzata rivendicata da Mosca, che afferma di aver circondato completamente la città, già accerchiata da tre lati e da cui le autorità ucraine hanno sospeso i tentativi di evacuazione dei 15 mila abitanti rimasti intrappolati.

I filorussi riferiscono di avere ormai il controllo di “parte dell’autostrada strategica Lysichansk-Artemovsk”, determinando così la “quasi completa impossibilità di rifornire le truppe ucraine a Severodonetsk e Lysichansk”, le due città gemelle separate dal fiume Serversky Donets.

Sotto parziale controllo degli assedianti c’è anche Lyman, altro centro strategico, una cinquantina di chilometri più a ovest. Ma la Difesa di Kiev, per il momento, smentisce il definitivo isolamento dell’area, sostenendo di riuscire ancora a portare aiuti, e nega la ritirata delle truppe, che sarebbero arretrate per riorganizzarsi. “Sarà decisiva la prossima settimana”, ha previsto il governatore.

L’offensiva avanza al prezzo di nuove stragi tra i civili. Secondo Kiev, almeno altri 6 sono rimasti uccisi e 8 feriti negli ultimi attacchi, “deliberatamente colpiti” nei rifugi antiaerei in cui si erano nascosti all’interno dell’impianto chimico Azot: una dinamica che rievoca drammaticamente la sorte dei bunker dell’acciaieria Azovstal, in un parallelo sempre più forte tra Mariupol e Severodonetsk.

Mentre si concentra sul Donbass, con un martellamento insistente anche sul Donetsk e nuovi raid su Kramatorsk e Kharkiv, la guerra di Mosca, entrata ormai nel quarto mese, continua consolidando anche le conquiste territoriali sulla fascia costiera, dove lo smantellamento delle difese ucraine favorisce le manovre della flotta del Mar Nero. Un rischio evidenziato dagli stessi 007 di Kiev.

I russi, ha riferito una nota dell’intelligence del ministero della Difesa, “sono diventati cauti, ma il loro raggruppamento navale oggi purtroppo ha il pieno controllo del Mar d’Azov, questo è chiaro, insieme allo Stretto di Kerch, e ora stanno bloccando i nostri porti sul Mar Nero”. A Sebastopoli, nella Crimea già annessa a Mosca, nelle ultime ore i sottomarini sono stati caricati con missili Kalibr, mentre la Difesa di Vladimir Putin ha rivendicato i bombardamenti da parte di una fregata contro infrastrutture militari sul suolo nemico.

I raid non si fermano neppure sulle zone limitrofe a quelle in mani russe nel sud-est. Almeno una persona è morta e altre tre sono rimaste ferite nella regione di Zaporizhzhia, dove sono stati colpiti gli stabilimenti della società Motor Sich, produttrice di motori per aerei militari, droni compresi.

Un dramma nel dramma resta quello dei bambini vittime del conflitto. I minori uccisi in tre mesi, denuncia Kiev, sono almeno 238, mentre 433 sono rimasti feriti. Altri 1.918 piccoli risultano invece “scomparsi” – la maggior parte nelle regioni di Donetsk, compresa Mariupol, Kiev e Kharkiv – a causa di “costanti bombardamenti, evacuazioni forzate, deportazioni, movimenti caotici, fughe, rapimenti”.

(di Cristoforo Spinella/ANSA).