Turchia arresta capo dell’Isis “senza sparare un colpo”

Plotone di soldati dell'Isis sfila con la bandiera nera. Archivio
Plotone di soldati dell'Isis sfila con la bandiera nera. Archivio.

ISTANBUL.  – La Turchia ha arrestato l’uomo che in marzo era stato nominato nuovo leader dell’Isis, Abu al-Hasan al-Hashimi al-Qurashi, preso “senza sparare un solo colpo di pistola”:  lo rivela il portale turco OdaTv, secondo cui l’operazione delle squadre anti terrorismo, in collaborazione con i servizi segreti di Ankara, è avvenuta la scorsa settimana, dopo che l’abitazione del leader del “Califfato” era stata tenuta d’occhio per giorni.

Il presidente Recep Tayyip Erdogan è stato subito informato e, stando a quanto dice la stampa, commenterà pubblicamente l’arresto nei prossimi giorni.

Secondo la ricostruzione, sarebbero state ottenute informazioni molto importanti in seguito all’interrogatorio. Abu al-Hasan al-Hashimi al-Qurashi è infatti finora l’unico leader dell’Isis ad essere stato catturato vivo e a non essersi fatto esplodere prima di essere preso, come il predecessore Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurashi e il primo storico leader dell’organizzazione, Abu Bakr al-Baghdadi. Entrambi morirono in seguito ad operazioni dirette dagli Usa, il primo nel 2019 e il secondo pochi mesi fa, a inizio febbraio.

Al contrario dell’ultimo capo dell’Isis, il luogo dove i precedenti leader del califfato islamico si nascondevano, e dove si tolsero la vita, è lo stesso: la regione di Idlib, nel nordovest della Siria sul confine con la Turchia.

L’area è da anni sotto il controllo di Ankara che nel 2016 ha iniziato una serie di operazioni militari oltre confine contro l’Isis ma anche per colpire le forze curde siriane dello Ypg, che a loro volta combattevano nella zona i militanti del sedicente Stato islamico con il sostegno degli Usa. Negli anni, le milizie curde hanno perso sempre più il controllo del territorio e pochi giorni fa Erdogan ha annunciato che presto l’esercito turco inizierà una nuova campagna militare contro di loro per completare il progetto di una zona di sicurezza sul confine con la Siria profonda 30 km.

L’arresto del nuovo capo dell’Isis potrebbe gettare l’ombra del dubbio sulle accuse – frequenti in passato sia da parte di Mosca che dall’Occidente – secondo cui la Turchia avrebbe avuto presunti rapporti con il califfato islamico, o con gruppi ad esso legati. Sicuramente, il successo dell’operazione dell’antiterrorismo rafforza le recenti dichiarazioni del Segretario della Nato Jens Stoltenberg che, durante il forum di Davos, ha sottolineato “il ruolo chiave nella lotta all’Isis” da parte di Ankara. Nel suo discorso, il Segretario generale ha anche affermato che “nessun altro alleato Nato ha sofferto più attacchi terroristici della Turchia”.

Il Paese è stato duramente colpito dalla violenza dell’Isis che, tra il 2015 e il 2016, ha messo a segno e rivendicato una lunga serie di attentati con oltre 200 vittime in meno di due anni. La magistratura turca ha condannato vari militanti del sedicente Stato islamico, ad esempio, per la strage a una manifestazione di protesta ad Ankara nell’ottobre del 2015, che con oltre 100 vittime resta l’attentato con più morti nella storia della repubblica turca.

(Filippo Cicciù/ANSA).

Lascia un commento